La pandemia ha inciso anche sulla produzione dei rifiuti, in questo caso, però, positivamente. Le misure di restrizione adottate nello scorso anno, infatti, hanno influito sui consumi nazionali, determinando un calo della produzione dei rifiuti superiore a un milione di tonnellate, -3,6% rispetto al 2019 in tutte le macro aree geografiche. Secondo il “Rapporto Rifiuti Urbani Ispra edizione 2021”, anche l’assenza del pendolarismo e dei flussi turistici ha avuto un ruolo particolarmente significativo nella riduzione nella produzione.
Cresce differenziata e riciclo
Bene la raccolta differenziata, la cui percentuale si attesta al 63% della produzione nazionale, con una crescita di 1,8 punti rispetto al 2019. E proprio le Regioni maggiormente colpite dall’emergenza hanno saputo adottare misure efficienti di gestione assicurando il ritiro di tutti i rifiuti. Si è stati in grado di riciclare per il 70,8% del totale dei rifiuti nelle Regioni settentrionali, per il 59,2% in quelle del Centro e per il 53,6% nelle Regioni del Mezzogiorno. Nel 2020, circa il 51% dei rifiuti prodotti e raccolti in maniera differenziata è stato inviato ad impianti di recupero di materia. L’organico si conferma la frazione più raccolta in Italia.
Scarti plastici in aumento, ma non sappiamo riciclarla
La plastica presenta la maggior crescita dei quantitativi raccolti, pari a + 4,4%, quasi 1,6 milioni di tonnellate, per il 95% costituito da imballaggi. Tutte le altre frazioni di imballaggi raggiugono gli obiettivi di riciclaggio previsti dalla normativa europea per il 2025, ad eccezione della plastica. Per il riciclaggio di tale frazione, infatti, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ha previsto fondi per il potenziamento dei sistemi di riciclaggio della plastica mediante riciclo meccanico e chimico in appositi “Plastic Hubs”. Eppure ne importiamo residui dalla Francia, dalla Polonia e dalla Spagna, importati in Veneto.
Carente il numero degli impianti in Italia
Gli impianti di gestione dei rifiuti urbani, operativi nel 2020, sono 673: 359 al Nord, 120 al Centro e 194 al Sud. Sono dedicati al trattamento della frazione organica della raccolta differenziata 359 impianti, 132 sono impianti per il trattamento meccanico o meccanico biologico dei rifiuti, 131 sono impianti di discarica, cui si aggiungono 37 impianti di incenerimento e 14 impianti industriali che effettuano il co-incenerimento dei rifiuti urbani.
L’aumento della raccolta differenziata ha determinato negli anni una crescente richiesta di nuovi impianti di trattamento, soprattutto per la frazione organica, ma non tutte le Regioni dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti. Per questo nel 2020 sono state esportate 581 mila tonnellate di rifiuti urbani (il 2% dei rifiuti urbani totali prodotti), soprattutto da Campania e Lazio, ma ne sono state importate 237 mila. I rifiuti prevalentemente inviati fuori dai confini nazionali sono quelli prodotti dal trattamento meccanico, seguiti dal combustibile solido secondario. Noi, invece, importiamo vetro, plastica, metallo, abbigliamento e, in minor misura, carta e cartone e legno.