Sviluppo sostenibile: Italia indietro su 9 obiettivi

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Ripensare il nostro modo di abitare la Terra è diventata una priorità per ogni società civile. Orientare le scelte del nostro Paese nella direzione della strategia europea del Green Deal e del Next Generation UE tra gli obiettivi della quinta edizione del Festival dello Sviluppo Sostenibile, che ha visto la partecipazione di 33 Paesi.

Organizzato dall’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), organizzazione no profit nata per iniziativa della Fondazione Unipolis e dell’Università di Roma, il Festival dello Sviluppo Sostenibile, riconosciuto dall’Onu come un unicum a livello internazionale, si conferma la più grande manifestazione italiana per diffondere la cultura della sostenibilità, la conoscenza dell’Agenda 2030 dell’Onu e per presentare esperienze di innovazione sostenibile nel campo della moda, della tecnologia, del cibo, dell’intrattenimento e dell’informazione. “Ormai la sostenibilità non è più un insieme astratto di buone pratiche, ma è quello che ci orienta nella nuova normalità, il valore di riferimento per poter immaginare e costruire un pianeta e una società migliori”, ha dichiarato la Presidente dell’ASviS, Marcella Mallen. “L’ambizione di costruire città giuste, eque e rispettose dell’ambiente è parte integrante delle politiche pubbliche a ogni livello istituzionale: la strada verso un pianeta sano, pacifico e accogliente, e verso una società prospera, passa per la concreta attuazione degli impegni che abbiamo preso dinnanzi al mondo”, ha aggiunto la Vice presidente della Camera dei Deputati, Maria Edera Spadoni.

 

Grave ritardo rispetto alla media europea

Ma l’Italia deve compiere ancora molti cambi di passo per tenere fede agli accordi presi in sede Onu. Secondo l’ultimo rapporto “L’Italia e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile” dell’ASviS sono nove, infatti, gli obiettivi che nel nostro Paese registrano un peggioramento: povertà, salute, educazione, uguaglianza di genere, condizione economica e occupazionale, disuguaglianze, condizioni delle città, ecosistema terrestre e cooperazione internazionale. Lo scenario che ne viene fuori è particolarmente allarmante, anche in confronto agli altri Paesi membri dell’UE. Collocandoci al disotto della media europea per dieci indicatori, è necessario intervenire con urgenza per scongiurare le gravi conseguenze derivanti dal mancato adempimento. Come primo passo l’Asvis invita a portare a compimento l’iter legislativo per l’inserimento in Costituzione del principio di tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, in questo momento al voto in Parlamento. È di questi giorni il via libera ottenuto dalla Camera, successivo a quello del Senato, ma trattandosi di una modifica costituzionale, sarà necessario un nuovo passaggio in entrambe le Assemblee.

 

Maggiore “Controllo di sostenibilità” dei progetti rispetto ai singoli goals dell’Agenda 2030

Un secondo intervento riguarda la definizione dei ruoli istituzionali chiamati a dare attuazione ai 17 obiettivi dell’Agenda 2030. L’incarico è stato affidato al Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica, che potrebbe, però, rischiare di non avere una visione d’insieme per il suo focus esclusivo su l’ambiente. La soluzione suggerita dall’Alleanza è quella di designare il Dipartimento per la programmazione e il coordinamento della politica economica (DIPE) come punto di riferimento e controllo della sostenibilità dei progetti. In materia di ambiente, invece, il rapporto Asvis propone di aggiornare il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (Pniec), per un maggiore allineamento con gli obiettivi europei del taglio alle emissioni.