Quattrocento ragazzi, provenienti da 197 Paesi dell’Onu, riuniti al Mico di Milano per la “Youth4Climate”, affronteranno temi come ambizione climatica, ripresa sostenibile, coinvolgimento dei soggetti non statali, società più consapevoli rispetto alle sfide climatiche, per scrivere tutti insieme una carta negoziale da presentare ai capi di Stato e i ministri della Cop26.
Questa volta saranno i diretti interessati, i giovani, a parlare di clima. Alla presenza del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, hanno aperto i lavori Greta Thunberg e Vanessa Nakate, per le quali i Paesi avanzati devono versare 100 miliardi ai Paesi poveri. Al termine della tre giorni, in un evento di alto livello, i giovani incontreranno i premier Mario Draghi e, in modalità virtuale, Boris Johnson, il ministro Cingolani, il presidente designato della Cop26, Alok Sharma, e del segretario generale della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Unfccc), Patricia Espinosa.
Bianchi, occorre studiare. Cingolani, uniamo forze
Per il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, intervenuto ai lavori del gruppo “Climate conscious society” nell’ambito del Youth4Climate a Milano, è impossibile affrontare per chiunque questi temi senza preparazione: “Non possiamo raggiungere la consapevolezza climatica della società senza un solido sistema di istruzione sul clima”. Concetto già espresso anche dal Ministro Cingolani nei giorni scorsi, che in questa occasione ha aggiunto: “È chiaro che i giovani in questo momento hanno un ruolo di spinta, devono creare l’onda di commozione, ma anche di contestazione, d’altro canto le istituzioni devono trovare soluzioni, ma se fossero semplici le avremmo già trovate e applicate. Qualunque cosa noi facciamo nella direzione del cambiamento climatico ha impatti sociali estremamente complessi”. Il Ministro si è, però, dichiarato d’accordo con le due giovani attiviste sull’aiuto ai paesi poveri e aperto a qualsiasi idea nuova e innovativa.
Per i giovani solo “blablabla” dai Governi. Servono soluzione drastiche
La speranza dell’Italia, promotrice presso l’Onu di questa iniziativa, è quella di riuscire a portare all’appuntamento di fine ottobre a Glasgow delle buone proposte fatte da questo gruppo di giovani e che siano condivise dai Capi di Stato. Ma al momento, è la rabbia quella che sembra prevalere tra le giovani generazioni, convinte che stiamo andando velocemente nella direzione sbagliata perché i leader non agiscono volutamente. “Non possono dire che lo fanno – ha detto Greta Thunberg nel suo seguitissimo intervento – perché continuano ad aprire miniere di carbone e a sfruttare giacimenti, senza aumentare i fondi ai paesi vulnerabili. Selezionano giovani come noi facendo finta di ascoltarci, ma non è vero.
La crisi climatica è sintomo di una crisi di più ampio respiro, la crisi sociale della ineguaglianza, che viene dal colonialismo”. Grandi applausi anche per l’altra giovanissima attivista ugandese, Vanessa Nakate, che ha puntato tutto sulle disuguaglianze sociali e su come il cambiamento climatico abbia effetti e costi diversi in ogni Paese: “L’Africa è responsabile solo del 3% delle emissioni globali ma gli africani subiscono gli impatti maggiori del cambiamento climatico”. Concetto sottolineato anche dal Vice Direttore Generale Fao, Maurizio Martina: “L’obiettivo Fame Zero al 2030 è più lontano e per questo dobbiamo tutti raddoppiare gli sforzi operativi. Il ruolo delle giovani generazioni è essenziale perché molto spesso anticipa le istituzioni e le costringe a cambiare“.