“Il Mediterraneo è innanzitutto uno spazio di condivisione, un crocevia di culture”. Apre così Sergio Mattarella i lavori della ottava edizione dei “Dialoghi mediterranei”, organizzati dall’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi) e dal ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, dal titolo eloquente “Resistere alla tormenta: interdipendenza, resilienza e cooperazione”. L’aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, che riporta la guerra in Europa, ha aggravato problemi già esistenti in questa area, cui si sono aggiunti maggiore povertà, insicurezza alimentare, scarsità di risorse energetiche. Questo non può che spingere tutti i Paesi della regione euro-mediterranea-africana a ricercare con urgenza soluzioni condivise. “Oggi – ha spiegato il presidente della Repubblica – nel rispetto delle nostre differenze culturali e politiche, il moltiplicarsi di scenari di crisi ci deve spingere ad approfondire ed estendere la nostra collaborazione per affrontare, come avvenuto in passato, le sfide che abbiamo dinnanzi”.
Al centro di questo sistema multilaterale, ha ricordato Mattarella, debbono essere posti i temi della giustizia per i popoli e la dignità umana, aspramente attaccati dalle guerre, dall’attività di movimenti estremisti e dal terrorismo, come in Siria e nella regione del Sahel. Vanno comunemente affrontati i grandi temi della pace, dello sviluppo e della sicurezza, in una logica di arricchimento delle rispettive visioni e di ricerca di soluzioni comuni. Anche la crisi alimentare che affligge i Paesi della sponda meridionale obbliga “a continuare sulla strada della promozione di sistemi agro-alimentari sostenibili, in grado di produrre ricchezza per le popolazioni a vantaggio di filiere locali e di contribuire a salvaguardare gli ecosistemi”. A guidarci deve essere lo spirito di forte solidarietà. “I Dialoghi mediterranei – ha concluso il Presidente – hanno il merito di rafforzare questa reciproca consapevolezza e di fornirci al tempo stesso uno strumento per individuare percorsi comuni”.
Tra le criticità che verranno affrontate, anche le conseguenze della crisi del clima. “È insieme alla comunità locali e alle fasce di popolazione più svantaggiate – ha detto il segretario generale della fondazione Avsi, Giampaolo Silvestri -, e partendo dalla formazione, che si possono mettere in atto strategie efficaci di adattamento e mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici in Medio Oriente, una fra le aree più colpite al mondo”. Secondo Greenpeace, infatti, la temperatura media in Medio Oriente e Nord Africa sta aumentando a un ritmo due volte più rapido che in tutto il resto del mondo.
Le guerre, il terrorismo, le crisi climatica e alimentare, le migrazioni vanno analizzate in una visione d’insieme. “Non possiamo più esaminare le crisi della modernità singolarmente, come se non fossero parte di una realtà unica: questo approccio non fa che portare a soluzioni parziali che possono anche peggiorare le situazioni su cui intervengono, come succede con la gestione delle migrazioni”, ha sottolineato Papa Francesco nel messaggio inviato ai Med Dialogues. “La pandemia, la guerra in Ucraina e le sue conseguenze globali ci indicano che la strada è una sola: la sofferenza del mondo la si affronta con un approccio unitario”.
L’Italia, al centro dei collegamenti con i Paesi mediterranei e africani, “vuole essere protagonista” della “promozione di un’agenda positiva per il Mediterraneo e per l’Africa attraverso una politica incentrata sulla crescita economica e culturale”, ha fatto sapere il ministro per gli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani. Per questo “lavoriamo per rinforzare legami economici, culturali e politici funzionali alla pace e alla stabilità dell’Africa e del Mediterraneo”.