Domani l’incontro col Governo. Pensioni. I sindacati: vogliamo risposte su giovani, donne e previdenza complementare

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Navigazione a vista per la riforma delle pensioni. Domani un possibile ritorno al confronto tra sindacati e governo sulla riforma della previdenza dopo lo stop del 7 febbraio quando con “sorpresa e disappunto”, Cgil, Cisl e Uil hanno saputo attraverso “una agenzia stampa” che la riunione era stata rinviata. L’incontro era considerato importante perché il Governo avrebbe dovuto dare le prime risposte alle ipotesi fatte dai sindacati su nuovi sostegni ai giovani, sul come rilanciare sistemi di pensione complementare e ampliare le offerte in favore delle donne.

Sindacati insoddisfatti

Il perdurare del silenzio dell’Esecutivo ha innescato parecchi dubbi sul fatto che la riforma avrà tempi rapidi e compatibili con le esigenze sollevate dai sindacati. Così si registrano osservazioni pungenti come quelle della Uil che oltre a sottolineare come “infondata e pretestuosa” la scelta del governo di disertare l’ultima riunione, rincara la dose delle critiche partendo proprio dalla necessità che la riforma previdenziale non può attendere. “La presentazione del XX Rapporto Inps su “Donne e Pensioni”, sottolinea il segretario confederali Uil, Domenico Proietti, “l’occasione per confermate la posizione della Uil secondo cui tra i provvedimenti strutturali per modificare l’iniqua legge Fornero sulle pensioni è necessario inserire interventi a favore delle donne. In particolare, bisogna prevedere un anno di anticipo pensionistico per ogni figlio, valorizzare il lavoro di cura ai fini della contribuzione previdenziale, superare i requisiti reddituali nel sistema contributivo che penalizzano in particolare le donne”. Con una sottolineatura anche sui tempi. “Su queste proposte”, fa presente Proietti, “la Uil si aspetta risposte chiare e una ripresa immediata del confronto con il Governo”.

Le proposte sul tavolo

In merito alle ipotesi emerse dai tavoli tecnici e da far approvare entro il 2023, – ossia alla scadenza della soluzione ponte di Quota 102 – c’è l’idea di bonus contributivi ai lavoratori con carriere discontinue e bassi salari; oppure per i giovani meccanismi di compensazione e valorizzazione contributiva dei periodi di studio, formazione o di cura della famiglia. Altro tema è il silenzio-assenso per la destinazione del Tfr ai fondi pensione, così come nuove forme di incentivazione, anche fiscale, della previdenza integrativa. Tra le altre ipotesi c’è anche quella di procedere con ulteriori proroghe dell’Opzione Donna. Si pensa a rendere strutturali alcune agevolazioni, con una decisiva novità, quella di rendere possibile e gratuito il cumulo dei contributi versati in diverse gestioni ai fini del raggiungimento dei 35 anni contributivi necessari per uscire prima dal lavoro. In ipotesi anche un bonus contributivo virtuale da estendere ai periodi di maternità e a quelli di assenza “forzata” dal lavoro e in aggiunta un bonus o sconto di dodici mesi di versamenti per ogni figlio.

Età e uscite dal lavoro

Il nodo più caldo rimane quello della flessibilità in uscita. Sul fronte sindacale le posizioni sono note, e prevedono la pensione anticipata a 62-64 anni, oppure con 41 anni di contributi. L’idea del Governo è quella di incentivare il ricalcolo contributivo, ma su questa base il negoziato non ancora decolla. Ci sono diverse ipotesi, come un rallentamento della trattativa che permetta una riflessione e un approfondimento sui costi della riforma. I ministri competenti, quello del lavoro, Andrea Orlando, e del tesoro e finanze, Daniele Franco, hanno deciso di fare una verifica ulteriore delle richieste presentate dai sindacati e delle spesa che le proposte comporteranno. Il quadro della riforma previdenziale rimane quindi ancora un abbozzo e il tema dei costi resta cruciale. Secondo quanto filtra, l’intenzione sarebbe quella di un ulteriore passaggio tecnico sul tema della flessibilità in uscita.

Prima i conti poi la riforma

Palazzo Chigi punterebbe a definire un primo memorandum d’intesa con i sindacati in tempo utile per il Def da presentare entro il 10 aprile, con l’obiettivo di rendere più flessibile la legge Fornero una volta che a fine 2022 si sarà esaurita Quota 102. Come è noto i calcoli vanno fatti rimanendo rigidamente all’interno del solco del metodo contributivo, a differenza di quanto auspicato dai sindacati e da alcuni partiti e tra questi la Lega. Che spingono per lasciare la soglia minima di pensionamento a 62-63 anni.
Il ragionamento è legato allaevoluzione delle tecnologie e delle modalità di produzione dei beni o di erogazione di servizi comportano la necessità di aggiornamenti del personale in forza nelle aziende nonché, a volte, di effettuare un turn-over, immettendo lavoratori con professionalità specifiche in sostituzione di altri che lasciano l’impresa”. Se i dipendenti in uscita hanno anzianità anagrafica o contributiva consistenti, una delle modalità per gestire la transizione può essere quella di accompagnarli alla pensione. In altri versi la riforma come più volte sottolineato dal premier Draghi dovrà essere ampia, di lunga gittata temporale, sostenibile e rivolta alle future generazioni in un mondo del lavoro che cambia velocemente.