I disastri del virus e il futuro da costruire. È l’ora della generosità, della fraternità e dell’alta Politica

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Se il virus arretra nel nostro Paese, come in Europa, nel Nord America e in parte dell’Asia, non altrettanto si può dire per l’ampiezza dei disastri sociali ed economici che ha prodotto.

L’Istat ha diffuso dati impressionanti. Il 60% delle famiglie italiane fatica ad arrivare a fine mese.

1 milione e 300 mila minori, in particolare, soffrono le privazioni derivanti dall’estrema povertà delle famiglie: una circostanza, questa, testimoniata anche da un brusco calo, meno 100 mila, delle iscrizioni al sistema scolastico.

La situazione, già difficile, è precipitata nell’ultimo anno, i nuovi poveri sono cresciuti di un milione e il flagello di una miseria sconosciuta ha travolto oltre la metà dei lavoratori o dei titolari delle imprese già in crisi con gli inizi della pandemia: quelle legate al commercio, al turismo, alla ristorazione e al tempo libero.

 

DIFFICILE RECUPERO. SERVE GENEROSITA’

Non sarà facile né scontato recuperare totalmente a questo disastro: sarà possibile farlo con le risorse e nei tempi dei programmi europei di spesa sia ordinari, sia straordinari e ritenendo prioritario in questi frangenti, come sostiene Draghi,  diffondere risorse anche aumentando il debito pubblico prima che aume tare il prelievo fiscale

Ma è essenziale allontanare il rischio di una nuova fiammata della malattia. Nel nostro tempo non esistono zone franche, tutto è connesso e se è vero, come sostiene l’ONU, che il numero dei morti per Covid nel mondo sarebbe di gran lunga superiore alle statistiche, si può tranquillamente dedurre che da questi rischi ci si salva soltanto praticando le virtù della generosità e della lungimiranza verso i Paesi privi di mezzi adeguati.

 

POLITICA DI PICCOLE VEDUTE

Di fronte a questa sfida epocale diventano grottesche le schermaglie tra partiti, le manovre per il Quirinale, ma soprattutto le guerre, i fanatismi religiosi ed ideologici, i razzismi, gli egoismi nazionali.

Forse, con le risorse bruciate nel recente conflitto in Medio Oriente potevano essere salvate milioni di vite: è questo il senso dell’impegno generoso del mondo cattolico, nell’evocazione della fraternità come scelta esistenziale: quella alla quale ha sacrificato la propria vita il sacerdote da poco ucciso in Kenia.