Il Green pass non è un “capriccio” italiano. Gli elogi del New York times

Al momento stai visualizzando Il Green pass non è un “capriccio” italiano. Gli elogi del New York times
Il New York times elogia il coraggio dell’Italia sul Green pass additandolo come modello: gli italiani-scrive l’autorevole quotidiano americano sono i più audaci d’Europa”. Il manipolo dei no vax, che non accettano il principio dell’imposizione, per quanto esigito al solo scopo della salvaguardia collettiva, dal punto di vista sanitario ed economico, rivendicano la libertà di scelta come negli altri Paesi. Ma sarà proprio vero che solo l’Italia lo ha adottato? La prima in Europa a introdurlo è stata la Danimarca. Lo ha imposto ad aprile e, grazie al buon andamento della curva epidemiologica e a un bilancio medio di morti giornalieri quasi azzerato, da questo mese lo ha già abolito, sia nei luoghi pubblici sia sul lavoro.

Obbligatorio in Scozia e nel Galles, anche se non in Inghilterra, nonostante le serie intenzioni del Governo a introdurlo. Salvo alcune aziende private, esercizi commerciali e strutture sanitarie che per motivi di sicurezza hanno adottato la politica del “no vaccino no lavoro”, a Londra mostrare il Green Pass rimane una scelta volontaria ed è il datore di lavoro a fornire i tamponi gratuiti.

Obbligatorio in Francia e Grecia, in Germania si discute

Viceversa, obbligo di certificato vaccinale in Francia molto più stringente che da noi. Per sanitari e parasanitari in ospedali e Rsa, in alcune regioni si rischia addirittura la sospensione del contratto di lavoro, eventualità scongiurata ai nostri connazionali. Nonostante le proteste di piazza, è stato imposto, pur se in via temporanea fino al 15 novembre, nei posti di lavoro e come lasciapassare in tutti i luoghi e gli eventi a forte affluenza, compresi ai ragazzi tra i 12 e i 17 anni. In alternativa, è possibile esibire il tampone negativo.  Le multe sono fino a 9.000 euro, contro i 1.500 euro nostrani.
In Germania la vaccinazione è volontaria, ma anche lì il dibattito è acceso. Jens Georg Spahn, Ministro Federale della Sanità uscente, si è espresso contro l’obbligo così come le associazioni degli infermieri e dei medici che preferiscono investire sulle campagne vaccinali. C’è, però, chi si è visto rifiutare persino un tampone negativo nei luoghi pubblici dove è vietato l’ingresso senza vaccino come bar e ristoranti. I Laender, poi, non offrono più tamponi gratuiti. E per i giovani, dai 12 anni ai 17 anni in su, il vaccino è una raccomandazione governativa, più cogente di un semplice invito. Più in linea con il nostro Paese, la Grecia in cui esiste obbligo per i dipendenti degli ospedali e delle Rsa così come negli uffici pubblici, nelle scuole, nelle università. Ai lavoratori del settore del turismo, della ristorazione e dello spettacolo, se non vaccinati, viene chiesto un doppio tampone settimanale, naturalmente a proprie spese.

Dove non c’è, obbligatori comunque i test

I Paesi più libertari sono solo l’Olanda, il Belgio e la Spagna dove nessuno è obbligato a vaccinarsi. Ai sanitari e agli insegnanti spagnoli basta un test valido per lavorare, ma non la pensano allo stesso modo le imprese, che spingono per imporre i vaccini, consci dei rischi economici che si correrebbero in caso di recrudescenza della pandemia. Allo stato attuale, però, il Tribunale Supremo ha garantito il libero accesso a uffici, palestre, mezzi di trasporto e solo in Galizia una sentenza ha imposto il Green Pass per entrare in discoteca. In Olanda obbligo di pass sanitario (certificato o tampone negativo) per entrare nei luoghi pubblici agli over 13.