L’inferno afgano, un anno dopo il ritorno dei Talebani

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È passato un anno da quando i talebani hanno riconquistato il potere in Afghanistan, ma anche dalla promessa della comunità internazionale di non abbandonare la popolazione di quei territori. La realtà è che i fondi destinati agli aiuti sono stati ridotti drasticamente e di questo non parlano più né i media e né la politica. La crisi cronica, però, non ha abbandonato quel Paese che oggi conta 7 ML di persone in povertà assoluta, i prezzi dei beni di prima necessità più cari del 40% e una moneta che ha drasticamente perso valore rispetto al dollaro. Anche la sanità è fatiscente, perché era in gran parte finanziata dalla Banca Mondiale prima dell’avvento del nuovo Governo, con il risultato, per esempio, che la percentuale di donne che muore durante il parto è tra le più alte al mondo.

Due-tre bambini in un solo letto di ospedale

Solo nell’ospedale provinciale della provincia afghana di Zabul si è registrato un aumento del 70% del numero di bambini malnutriti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Infine, la chiusura dello spazio aereo sta rendendo più difficile l’arrivo degli aiuti umanitari. A denunciare la profonda crisi umanitaria senza precedenti è l’agenzia umanitaria Intersos, che non ha mai abbandonato il presidio di quell’area. “La situazione in Afghanistan peggiora di giorno in giorno e non c’è modo più chiaro per rendersene conto se non attraverso le condizioni disperate dei bambini gravemente malnutriti che stiamo curando – ha dichiarato Sergio Mainetti, direttore Afghanistan ad interim di Intersos -. Il mese scorso abbiamo ricoverato quasi 150 bambini nel reparto di nutrizione dell’ospedale provinciale di Zabul e questa settimana abbiamo avuto in cura fino a 33 bambini molto malati. Per far fronte a questa crescente pressione, il nostro team di nutrizionisti ha dovuto mettere due, a volte tre, bambini in ogni letto per garantire loro le cure”.

Un grado di malnutrizione mai raggiunto prima

Disoccupazione, prezzi dei generi alimentari alle stelle e siccità non permettono agli afghani di riuscire a sfamare le proprie famiglie e soprattutto i bambini. Sono le conseguenze del crollo economico provocato dalle sanzioni contro i Talebani e il congelamento dei beni del Paese che stanno avendo un impatto devastante sulla popolazione, come denuncia intersos: “La malnutrizione è sempre stata un problema in Afghanistan, ma non l’abbiamo mai vista su questa scala”

La povertà fa aumentare i matrimoni combinati

Il Report di Save the Children, “Punto di rottura: la vita per i bambini a un anno dalla presa di controllo dei talebani”, lancia un ulteriore allarme sulla situazione delle giovani donne, escluse quasi totalmente dalla società, la maggior parte ridotta alla fame e un quarto di loro in depressione. Nove ragazze su 10 hanno affermato che i loro pasti sono diminuiti nell’ultimo anno, che stanno perdendo peso e che non trovano sufficienti energie per studiare, giocare o lavorare. Più del 45% non frequenta la scuola per il divieto imposto loro dai talebani di frequentare le classi della scuola secondaria oltre agli atteggiamenti conniventi della comunità nei loro confronti. A più di una giovane ragazza afghana su venti (5,5%) è stato proposto il matrimonio come soluzione per mantenere la propria famiglia.

A pagare sono soprattutto le donne e i bambini

Entrambe le organizzazioni umanitarie concordano sulla diagnosi e sul fatto che l’aiuto debba venire dai leader politici internazionali e dal ripristino dei fondi per lo sviluppo e la cooperazione. “Chiediamo alla comunità internazionale e ai talebani – è l’appello lanciato da Intersos – di trovare un modo per rispondere ai bisogni più urgenti della popolazione. Un modo chiaro per farlo sarebbe quello di restituire i beni congelati dell’Afghanistan alla banca centrale e che i governi statunitense e polacco consegnino al Paese la valuta afghana stampata che è stata acquistata e pagata dal precedente governo lo scorso anno. Queste due misure – spiega la ong – affronterebbero la crisi di liquidità e consentirebbero alle persone di accedere ai propri risparmi, alle imprese di riaprire e alle persone di trovare lavoro, guadagnare un reddito e sfamare nuovamente le proprie famiglie”.