Il vicepresidente della Copagri Giovanni Bernardini intervenendo alla riunione sulla situazione della Peste Suina Africana, svoltasi al Ministero della Difesa alla presenza, ha ribadito che “A distanza di quasi due anni dai primi casi di infezione di Peste suina africana-PSA, accertati in numerosi cinghiali tra il Piemonte e la Liguria, il virus è purtroppo penetrato negli allevamenti suini della Lombardia, regione nella quale si concentra la gran parte di una filiera che rappresenta un vero e proprio fiore all’occhiello del Made in Italy agroalimentare, con un valore di diversi miliardi di euro e decine di migliaia di lavoratori interessati”.
Massima attenzione
“A fronte della presenza della PSA in alcuni allevamenti del pavese e di numerosi altri casi sospetti, che fanno seguito ai limitati contagi avvenuti nei mesi scorsi in Campania e Calabria, aree però a bassa presenza di suinicoltori, è fondamentale innalzare il livello di attenzione, così come prevede la nuova ordinanza del Commissario straordinario, mettendo in atto tutte le misure necessarie a fermare l’avanzata di un virus resistente e ad altissima diffusione, che pur non essendo trasmissibile all’uomo, può entrare negli allevamenti in numerosi modi, mettendo a serio rischio la tenuta di un comparto fondamentale per il tessuto agricolo ed economico del Paese”, ha aggiunto il vicepresidente.
Misure inutili contro il contagio
“Assodata la scarsa efficacia degli interventi attuati che non sono purtroppo riusciti a contenere il contagio nonostante i grandi sforzi degli allevatori nell’attuare tutte le misure di biosicurezza indicate, la priorità ora è intervenire con maggiore decisione ed efficacia, anche con l’ausilio dell’esercito, per circoscrivere la PSA e contenere la popolazione dei cinghiali, che ad oggi, secondo l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, conta oltre un migliaio di esemplari infetti”, ha proseguito Bernardini .