Secondo l’Osservatorio conti pubblici italiani da settembre 2021 sono stati messi in campo 35 miliardi di aiuti dati a pioggia. Precisamente 20 miliardi alle famiglie e 15 alle imprese. Uno sforzo notevole ma, come sottolinea l’economista Carlo Cottarelli in una analisi pubblicata sul quotidiano la Stampa, degli solo il 45% dei 35 miliardi è andato realmente alle fasce più deboli. “I rincari dell’energia colpiscono tutti, ma i sostegni non hanno premiato chi aveva più bisogno”, afferma Cottarelli. E aggiunge: “Sarebbero stati preferibili interventi di Stato mirati alle fasce più deboli di imprese e famiglie”. C’è da aggiungere dal momento che si parla di Europa che l’Unione ha più volte raccomandato l’Italia di dare aiuti dove c’è necessità e i bisogni sono più acuti.
Fenomeno sconcertante
Questa premessa che arriva da un osservatore serio e competente come Carlo Cottarelli, è utile per denunciare come il fenomeno degli aiuti a pioggia sia un fatto sconcertante che disorienta proprio chi come noi è per il welfare e le politiche sociali. Lo siamo per quanti hanno davvero bisogno di un sostegno per rilanciare la propria vita lavorativa o le proprie attività imprenditoriali. Il fatto che si danno miliardi a chi non è in difficoltà, a quanti vivono anche bene, ha delle responsabilità. La prima che lo Stato o il Governo, o gli Enti preposti non hanno la capacità di fare selezione. Così si buttano via risorse che invece sono preziosissime.
RdC stop a chi non si lavora
Non è una novità quella degli “aiuti a pioggia”, il Reddito di Cittadinanza ne è un esempio eclatante, dove più che incentivare il lavoro sostiene il disimpegno. Il RdC è percepito come una sorta di beneficio a vita, un comodo anticipo di pensione. Vale la pena ricordare le somme miliardarie sperperate che sono state messe a disposizione e utilizzare per il RdC.
Lo sperpero miliardario
Dalla prima metà del 2019, periodo in cui è entrato in vigore il RdC, fino alla fine di quest’anno, l’investimento dello Stato per questa misura ammonta a 19,6 miliardi. Sono 3.3,8 nel 2019, 7.2 nel 2020 e 8.6 miliardi per il 2021. Per il 2022 è prevista una spesa di 7.7 miliardi. È importante sottolineare che per l’anno 2019, 2020 e 2021, le cifre si riferiscono a quelle spese, mentre per gli anni successivi si fa riferimento alle risorse stanziate.
Aiuti dati senza contropartita
Bisogna chiedersi i miliardi assegnati quanti posti di lavoro hanno creato? La domanda è d’obbligo dal momento che il sostegno è elargito anche per avere opportunità di lavoro, un impiego agevolato sia nelle mansioni che nell’orario. Vediamo cosa è accaduto e quanti hanno ottenuto un impiego. In termini generali il RdC secondo i dati dell’Inps riferiti ad agosto 2021, – le persone destinatarie erano 3,5 milioni. Come rivela la società di analisi socio economiche, Cgia di Mestre, possiamo stimare che l’Inps abbia sostenuto, per 152 mila nuovi occupati, una spesa di 7,9 miliardi di euro, pari a poco più di 52 mila euro se rapportata a ogni singolo neoassunto.
Posti creati a peso d’oro
“Un costo che appare eccessivo per un numero così limitato di persone entrate nel mercato del lavoro grazie al RdC”, scrive la Cgia. Come non dare ragione a questa analisi. Che porta ad una conclusione incredibile. Un posto creato con il RdC costa 52 mila euro, a conti fatti, oltre il doppio di quanto spende annualmente un imprenditore privato per un operaio a tempo indeterminato full time che, mediamente, costa attorno ai 25 mila euro.
Fabbrica di disoccupazione
Il fatto che oggi a noi interessa riguarda le persone che percepiscono il RdC che rimangono difficilmente occupabili. L’Agenzia Anpal, infatti, stima che la probabilità di rimanere disoccupato a distanza di 12 mesi sfiora il 90 per cento. Come dire si finanzia la disoccupazione anche ben pagata.
Le cifre del disastro
C’e purtroppo anche di più. Tra i 3,5 milioni di percettori del reddito, gli over 18 che hanno sottoscritto il Patto per il Lavoro (ovvero si sono resi disponibili a trovare un’occupazione), sono – secondo l’Anpal – 1,15 milioni , mentre la Corte dei Conti sottolinea che coloro che hanno trovato un’occupazione stabile sono poco più di 152 mila.
No vitalizio ma un impegno
Per chiamare le cose con il vero nome, allora dobbiamo dire che non si tratta più di Reddito di Cittadinanza (aiuto ai poveri o sostegno per trovare lavoro) ma è diventato ed è percepito come un vitalizio, magari a vita che un giorno si sommerà alla pensione e ad altri sostegni. La nostra proposta è molto più semplice e lineare.
RdC sia un patto per lavorare
Chi ha bisogno ha il diritto di avere un aiuto. Chi può lavorare ha il dovere, se si ricevono soldi dello Stato di impegnarsi in un lavoro. Il Reddito di Cittadinanza va rivisto con questa indicazione. Si faccia un vero patto che guardi alla occupazione. Bisogna avere la certezza che chi accetta allora ha un obbligo di lavorare un numero di ore settimanali. Sarebbe non solo il riconoscimento verso lo Stato, ma anche un impegno formativo, ed infine una riconoscenza a quanti lavorano duramente perché con il loro impegno rendono possibili gli aiuti dello Stato. Anche quelli purtroppo, “elargiti a pioggia”.