“Fare il cinema è più bello che fare l’amore”. Definiva così la sua arte Marcello Mastroianni, uno dei più grandi attori della storia della filmografia mondiale. Espressione di quel neorealismo che racconta l’Italia del dopo guerra, ha lavorato con registi del calibro di Luchino Visconti e Federico Fellini, con il quale aveva un particolare rapporto empatico, pur rimanendo sempre un uomo garbato, gentile e alla mano. Partito dalla sua natia Isola Liri, in piena Ciociaria, è riuscito conquistare il mondo arrivando a far parte dell’Empireo della Walk of Fame di Hollywood e interpretando più di 170 film, senza contare le pièce teatrali. Una vita ricchissima di spunti finalmente ricostruita in una biografia organica nel libro di Giampiero Mele dal titolo “Marcello Matroianni, filmografia, fatti e personaggi”.
Quest’anno ricorrono i 100 anni dalla sua nascita, che sarà ricordata con un ricco calendario di eventi organizzati dal Comitato “Matroianni 100” e presentati alla Camera dei deputati dal presidente della Commissione Cultura, l’onorevole Mollicone.
Avete definito Mastroianni “ambasciatore d’italianità”, che vuol dire esattamente? Cosa ha significato nella storia del nostro Paese?
Mastroianni ha rappresentato il grande genio artistico italiano, lo ha fatto con una umiltà fuori dal comune, probabilmente per le sue origini ciociare che gli hanno insegnato la modestia di un’Italia che veniva dalla guerra e che aveva voglia e fame di riscatto. Ed è diventato il grandissimo attore internazionale che tutti nel mondo ci invidiano ancora oggi. Festeggiare e celebrare con il Comitato spontaneo i 100 anni dalla sua nascita è un un’idea molto bella, grazie soprattutto alle preziose testimonianze messe a diposizione dall’archivio fotografico Luxardo Geppetti. Si tratta per lo più di foto private, che però hanno fatto la storia dell’epoca d’oro del cinema italiano attraverso i paparazzi e i loro scatti rubati. La Commissione Cultura patrocinerà questo palinsesto e cercherà di farlo diventare più istituzionale possibile, in collaborazione con la Festa del cinema e con gli istituti di governo di cultura. Abbiamo già coinvolto quello di Madrid e cercheremo di coinvolgere anche quello di Londra e ovviamente di Parigi.
Il neorealismo, di cui lui è stato magistrale interprete, che peso ha avuto nella storia culturale italiana?
Il neorealismo ha influenzato il cinema mondiale, lo diciamo noi, lo dicono i grandi artisti, i grandi registi, quelli che sono stati i maestri del cinema internazionale, attraverso una capacità di inventare una narrazione non solo dei piccoli sentimenti, ma anche della grande poesia. Pensiamo al sodalizio tra Mastroianni e Fellini. Un cinema che ha fatto da caposcuola al cinema internazionale.
Qualcuno non è d’accordo con questo trionfalismo con cui noi salutiamo i grandi del nostro cinema, soprattutto lo spazio che si dà all’interno dei telegiornali. L’ultima è stata Sandra Milo. È giusto, è sbagliato? Il cinema è cultura?
Assolutamente sì, il cinema è a pieno titolo un’arte nobile e fa parte della cultura italiana, rappresenta l’Italia. Non solo i grandi registi e i grandi attori del passato, ma anche quelli contemporanei. Pensiamo alla candidatura all’Oscar di Garrone, pensiamo agli altri tributi nei Festival internazionali. Bisogna rafforzare i mestieri del cinema e far diventare l’Italia un’eccellenza. Purtroppo, abbiamo poca formazione su quelli che sono i nuovi mestieri per poi scoprire continuamente nei titoli di testa delle grandi produzioni mondiali, americane e internazionali, nomi di produttori digitali italiani, tutte risorse rubate all’Italia. Noi dobbiamo dare la possibilità ai nostri, alle nostre eccellenze, anche ai nostri tecnici, di poter lavorare qui, soprattutto adesso che c’è la rinascita di Cinecittà e che stiamo sostenendo la filiera audiovisiva.