“Fantasmi”, un libro contro la violenza (psicologica) sulle donne

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Fabio Norcia, neurofilosofo, coautore insieme a Cristina Calzecchi Onesti di questo bellissimo libro che si legge tutto di un fiato perché appassiona e che già con il titolo ci dice molto: “Fantasmi. Ma chi lo ha detto che devi baciare un rospo per trovare un principe?”. Con un sottotitolo altrettanto esplicativo: “Il libro che insegna alle donne a riconoscere gli amori malati e a non sentirsi sbagliate”. Sono raccontate 13 storie vere di donne che hanno sofferto per amore. Calzecchi Onesti le racconta con grande passione e vengono commentate da lei, dottor Norcia, con analisi approfondite. Cosa hanno in comune tutte queste donne che soffrono, sono tutte vittime? E di che cosa?
Hanno in comune la disponibilità di mettersi in rapporto con il maschio e la tipologia di protagonisti maschili che incontrano. Questi maschi hanno tutti in comune la mancanza di rispetto nei confronti delle donne, che è già di per sé una forma di violenza. La violenza nasce proprio dalla mancanza di rispetto. È anche un segnale di disagio mentale, che tutti più o meno presentano alla stessa maniera e che la medicina ormai riesce a chiarire parlando di disturbi di personalità. Tutti hanno un disturbo di personalità.

Questi uomini fuggono da qualche cosa? C’è anche una componente genetica che li rende predisposti a scappare e ad avere un disturbo di personalità?
Direi che questo è un po’ tipico di tutti gli uomini. La composizione genetica dell’uomo, fatta del cromosoma x e del cromosoma y, rende più fragile la struttura mentale dell’uomo; la donna con la struttura xx è molto più protetta e in equilibrio tanto da essere più disponibile soprattutto ad affrontare l’altro in termini di dialogo, di disponibilità in generale e di una forte disponibilità emotiva in particolare. L’uomo, proprio per questa fragilità, tende a rispondere con una risposta più immediata: o la fuga o l’attacco, il dominio sull’altro. E questo è un disturbo molto frequente negli uomini, direi che la maggior parte degli uomini presenta questa problematica. Ovviamente molte volte la problematica è molto molto limitata e non dà segni di malattia, altre invece diventa malattia che si esprime proprio attraverso la mancanza di rispetto verso le persone che incontrano.

Quindi è un segno di debolezza che per nascondersi si trasforma in questa violenza, aggressività o fuga dalla responsabilità?
Certo, a volte c’è la fuga e l’isolamento, altre volte invece c’è il dominio sull’altro per compensare le proprie insicurezze.

Però, leggendo queste storie ci si imbatte anche in donne a loro volta fragili o apparentemente tali che soffrono fino a quando finalmente riescono a reagire. Perché c’è questo periodo di latenza della resistenza femminile, che alla fine si dimostra comunque più forte di quella dell’uomo?
Le donne sono più forti degli uomini ma anche loro soffrono di disagi mentali. L’educazione cui tutti veniamo sottoposti è di tipo repressivo, innaturale, direi competitivo, che non facilita la crescita del bambino in maniera equilibrata. La maggior parte di noi ha un disturbo per quanto lieve. Il grande psichiatra Franco Basaglia affermava che, visto da vicino, nessuno è normale e aveva ragione. Poi va quantificato il grado di disturbo e la reazione non equilibrata dell’individuo. Nella donna il disturbo di personalità generalmente è più lieve e legato alla patologia dell’uomo. Se una donna incontra uomini normali quasi per magia riesce a compensare i suoi squilibri. E questa è la grandezza della donna.

Questo libro è dedicato alle donne, ma secondo lei ci sono uomini cui farebbe bene questa lettura?
Attraverso questo libro le donne dovrebbero imparare a difendersi, ma io vorrei che fosse letto anche dagli uomini, affinché comincino a confrontarsi con queste storie, valutino il proprio grado di equilibrio e le proprie difficoltà a rapportarsi con le donne. Purtroppo, gli uomini tendono a non dare importanza ai propri disturbi, a dire non sono io quello “malato”, che devo andare dal dottore. Gli incontri che organizzo nella mia “Scuola della scienza della felicità” sono frequentati soprattutto da donne, gli uomini sono sempre molto pochi, anche se, invece, sono quelli che ne avrebbero più bisogno. La donna, come dicevo all’inizio, è più disponibile al dialogo e al confronto: l’uomo molto meno e ne vedo pochi nei miei studi.

C’è forse anche una componente nell’educazione che in qualche modo trasmette lo stereotipo che l’uomo comunque è più forte, non ha bisogno di niente?
Certo, è proprio responsabilità dell’educazione, che va avanti uguale a sé stessa da millenni. La medesima educazione cominciata cinquemila, settemila anni fa e che è sempre la stessa, direi di tipo maschilista. Da secoli non è cambiato molto mentre molto andrebbe cambiato. Questo è il mio augurio.

Un consiglio finale per tutte le donne?
È quello di non fidarsi eccessivamente degli uomini, di aspettare a reagire in maniera amorosa. Come dico sempre, dovrebbero far fare una passerella agli uomini che incontrano, come una sfilata di moda, farli passare più volte davanti a sé e studiarli bene. Addirittura, gli uomini più affettuosi, più disponibili ad amare sono proprio quelli che forse andrebbero presi con le molle. Non basta un bacio a trasformare un rospo in un principe azzurro, ci vuole molto di più. Quindi, molta attenzione e un grande studio prima di affidarsi a un uomo.