L’Accademia della Crusca ha chiesto alla ministra Anna Maria Bernini (Università e Ricerca scientifica) di intervenire riguardo l’abolizione da parte dell’Università di Bologna del corso in lingua italiana di Economia del turismo, tenuto nella sede di Rimini, per mantenerlo esclusivamente in lingua inglese. L’Accademia, tra l’altro, è stata sollecitata a intervenire anche da una lunga serie di mail con richieste soprattutto da operatori turistici.
A tutela dell’italiano
Il presidente dell’Accademia, Paolo D’Achille, che è anche docente universitario, rivolgendosi alla ministra riconosce di non aver alcun diritto o titolo per interferire sulle decisioni relative alla didattica, che ogni ateneo è libero di prendere in piena autonomia, previa l’approvazione da parte del Ministero. Ma sottolinea anche che l’Accademia, che tra l’altro dipende dal Ministero della Cultura, ha tra i propri compiti istituzionali quello di promuovere e tutelare lo studio della lingua italiana. Dunque il ragionamento e la richiesta al Miur. Il corso in inglese è un corso triennale e tra gli obiettivi di tutti i corsi di laurea triennale, di qualunque classe, figura, per legge, quello che chi consegue il titolo abbia un pieno possesso dell’italiano; e allora si chiede D’Achille: come può essere assicurato questo obiettivo da un corso “la cui didattica si svolgerà interamente in lingua inglese?”.
Rischio per la lingua nazionale
Poi il presidente ricorda che “esiste una esplicita sentenza della Corte costituzionale che, pur ammettendo e anzi promuovendo la didattica in inglese, richiede espressamente che la lingua italiana non venga estromessa del tutto da ogni corso di studi.” E ricorda un caso analogo al Politecnico di Milano che poi ha dovuto ripristinare i corsi in italiano. Ma D’Achille si chiede anche come sia possibile che un corso di turismo, che presuppone la conoscenza del patrimonio artistico, culturale e monumentale italiano, non sia svolto in lingua italiana. Infine nota il presidente della Crusca: “la progressiva eliminazione dell’italiano dall’insegnamento universitario (come pure dalla ricerca) in vista di un futuro monolinguismo inglese costituisce, come ha osservato anche la European Federation of National Institutions for Language (EFNIL), un grave rischio per la sopravvivenza dell’italiano come lingua di cultura, anzitutto, ma anche come lingua tout court, una volta privata di settori fondamentali come i linguaggi tecnici e settoriali”.
Università: scelta in linea con internazionalizzazione
Il caso, tra l’altro, è stato sollevato da Patrizia Rinaldis, la presidente di Federalberghi Rimini, che conosce bene anche le esigenze del mercato del turismo. Dall’università ha risposto il coordinatore del corso, Giovanni Prarolo: “Dopo un’attenta e ponderata valutazione, abbiamo optato per l’inglese come lingua ufficiale, scelta in linea con l’elevato livello di internazionalizzazione che caratterizza il campus riminese”.