Alla XIX edizione della Festa del Cinema di Roma, nella sezione Special Screenings, è
stato presentato il documentario “Liliana”, dedicato alla Senatrice a vita Liliana Segre,
diretto da Ruggero Gabbai e musicato da Piero Salvatori. Il lungometraggio ripercorre i
momenti salienti dell’arresto e della deportazione della senatrice perseguitata perché di fede
ebraica, fino allo straziante ultimo addio al padre, rivelando una figura appassionata nel
trasmettere il suo messaggio di libertà e uguaglianza. Noi abbiamo voluto raccogliere le
emozioni e le impressioni del compositore della colonna sonora.
Piero Salvatori, come nasce questo progetto?
Questo progetto nasce da un’idea di Ruggero Gabbai, il regista che è anche un caro amico
di Liliana, con l’intento di rappresentare questa donna, una grande donna, sullo schermo
con tutto il suo passato, con tutto il suo bagaglio storico, inerente la Shoah. Nasce proprio
come documento storico, che rimarrà penso per tantissimo tempo. La collaborazione mia
con Ruggero è nata casualmente, dopo un incontro in pizzeria. Gli faccio ascoltare delle
mie musiche e Ruggero subito si entusiasma e mi chiede appunto di scrivere la colonna
sonora di questo lavoro utilizzando dei suoni in particolare, soprattutto quelli del violoncello,
che sono suoni molto strong, molto forti, molto duri, per delle scene particolari.
Immagino che musicare un documentario così denso di significati storici, ma soprattutto umani, non sia stato facile. A cosa si è ispirato, qual è stato il suo menù?
Ho visionato in anteprima alcune scene e letto dei piccoli racconti che mi ha mandato
Ruggero dove ho visto due grandi forze: una certa dolcezza di questa donna che, pur
essendo molto forte, molto dura, a volte si lascia andare a dei sorrisi, dall’altra la potenza
delle scene più aggressive dei campi di concentramento. Da qui l’idea di Ruggero di usare la
voce del violoncello, la velocità del violoncello solo per queste scene più forti e poi quella del
pianoforte, dolcissimo, che diventa l’angelo che avvolge tutto questo mondo.
Quali emozioni, quali sensazioni, quali riflessioni le lascia un incontro così importante?
La sensazione è quella della gioia di aver partecipato e di aver scritto una musica che è il
piedistallo di questa storia importante, che ci coinvolge, che ci rappresenta e che non
possiamo mai dimenticare. La musica, si sa, è l’arte che riesce a supportare tutte le altre arti
- l’immagine, il balletto, la fotografia – e quindi è quella che magicamente deve coinvolgere e
deve innalzare lo spirito umano.
Questo documentario, poi, ha la particolarità di celebrare una donna importante, portatrice di un messaggio per l’umanità mentre è ancora in vita, mentre di solito si ricordano le grandi persone solo quando non ci sono più….
Eh sì, infatti questa è una grande, grande novità e una gran cosa. Credo sia la forza di
questo documentario in cui una donna racconta in prima persona la storia dando una spinta
maggiore a tutto il resto e lasciando ai figli, ai nipoti, a tutti noi questo ricordo che deve
rimanere per sempre vivo.