Secondo i dati trimestrali Istat, nel mese di giugno si registra, come in maggio, al netto degli effetti di calendario, una flessione della produzione industriale in quasi tutti i settori a esclusione di quello dell’energia. L’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per l’energia (+1,9%), mentre cala per i beni strumentali (-3,3%), i beni di consumo (-2,1%) e i beni intermedi (-1,3%). Anche in termini tendenziali la produzione si stima sia in diminuzione del 2,1% sul mese precedente e dell’1,2 % su base annua. “Dati allarmanti – commenta Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori -. Dal marzo 2021 è accaduto solo due volte che si registrasse un calo tendenziale. Preoccupante, poi, la riduzione dei beni di consumo, un primo segno tangibile della difficoltà delle famiglie di arrivare a fine del mese. Non per niente sono i beni durevoli ad aver registrato la peggiore performance, -3% su maggio 2022″
Famiglie più caute nei consumi
A questo va aggiunto il crescente clima di sfiducia per le incertezze politiche. La fiducia delle famiglie “ha mostrato un ulteriore peggioramento diffuso a tutte le componenti più accentuato nei giudizi sul clima economico e su quello futuro”. Secondo l’Istituto di statistica “dal lato dell’offerta, la decisa ripresa dei ritmi produttivi, diffusa tra le attività, potrebbe indebolirsi nei prossimi mesi. Dal lato della domanda, la caduta della produzione di beni strumentali di giugno potrebbe anticipare un rallentamento nei piani di investimento delle imprese, mentre la flessione della fiducia delle famiglie spingerebbe a comportamenti di consumo più cauti”. Allargando il discorso oltre i confini italiani, “segnali di decelerazione dell’attività economica ed elevata e diffusa inflazione continuano a contraddistinguere lo scenario internazionale”, scrive l’Istat nella sua nota mensile, “le prospettive europee appaiono in progressivo peggioramento”.
Confcommercio, rischio brusca frenata per economia italiana
“La riduzione congiunturale dell’indice della produzione industriale a giugno – spiega l’Ufficio Studi di Confcommercio – segue la contrazione registrata a maggio. Due indizi non fanno una prova ma, considerando anche le recenti variazioni negative degli indici di fiducia e delle vendite al dettaglio, confermano che una brusca frenata dell’economia italiana sul finire dell’estate è una possibilità per nulla remota. Alla luce di queste dinamiche si rende ancora più pressante la necessità di proseguire con gli interventi di sostegno contro l’inflazione e a favore del potere d’acquisto delle famiglie e dell’equilibrio economico-finanziario delle imprese più colpite”.