Istat: “Aumenta a fiducia dei consumatori, ma diminuisce quella delle imprese”

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Cresce anche la retribuzione nel settore privato, rallenta quella nella PA

“Il clima di fiducia delle imprese diminuisce per il quarto mese consecutivo posizionandosi al di sotto della media degli ultimi 12 mesi”. Questo il commento dell’Istat a margine del rapporto sulla ‘Fiducia dei consumatori e delle imprese – Luglio 2024’. “La diminuzione dell’indice – spiega l’Istituto di statistica – è dovuta al peggioramento registrato nelle costruzioni e, soprattutto, nei servizi di mercato”.

Cresce, invece, la fiducia da parte dei consumatori. Secondo l’Istat “L’indice di fiducia dei consumatori continua a crescere, senza interruzioni, dallo scorso maggio e raggiunge il valore più elevato da febbraio 2022. La maggior parte delle variabili che compongono il clima di fiducia migliorano ad eccezione delle attese sulla disoccupazione, stimate in aumento, nonché delle opinioni sull’opportunità di risparmiare e di quelle sulla convenienza all’acquisto di beni durevoli, il cui saldo diminuisce”.

Fiducia consumatori e imprese

Andando più nello specifico dello studio, a luglio 2024, gli operatori economici manifestano opinioni contrastanti: l’indice di fiducia dei consumatori sale da 98,3 a 98,9, mentre quello delle imprese scende da 94,5 a 94,2.

I consumatori mostrano un miglioramento generale delle valutazioni economiche, sia generali che personali. Il clima economico cresce da 105,3 a 105,6, mentre quello personale da 95,8 a 96,5. Le aspettative per il futuro sono ottimistiche con il clima futuro che passa da 98,7 a 99,4, e quello corrente che sale da 98,1 a 98,5.

Per le imprese, la fiducia diminuisce nei settori delle costruzioni e dei servizi di mercato, ma aumenta nella manifattura e nel commercio al dettaglio. In particolare, l’indice di fiducia scende nelle costruzioni (da 104,5 a 103,6) e nei servizi (da 97,1 a 95,9), mentre cresce nella manifattura (da 86,9 a 87,6) e nel commercio al dettaglio (da 102,2 a 102,6).

Nel dettaglio delle componenti degli indici, si legge nel report, nella manifattura migliorano i giudizi sugli ordini, con un lieve accumulo di scorte e un incremento marginale delle attese di produzione. Nel settore delle costruzioni tutte le variabili sono in calo.

Nel settore dei servizi peggiorano i giudizi sull’attività, mentre migliorano quelli sugli ordini e le attese rimangono stabili. La fiducia nei servizi è influenzata negativamente dalle opinioni sul turismo e sull’informazione e comunicazione. Nel commercio al dettaglio, la fiducia aumenta grazie ai giudizi positivi sulle vendite e alle scorte in decumulo, anche se le attese sulle vendite diminuiscono. A livello distributivo, l’indice aumenta nella distribuzione tradizionale (da 108,1 a 109,4) ma cala nella grande distribuzione (da 100,0 a 99,4).

Nelle costruzioni, nonostante le attese negative sugli ordini, gli imprenditori prevedono una tenuta dell’attività.

Contratti collettivi e retribuzioni contrattuali

Unitamente allo studio sulla fiducia, l’Istat ha pubblicato i dati sul secondo trimestre per quanto riguarda i contratti collettivi e retribuzioni contrattuali.

Come si legge nella nota scritta dall’Istituto, “anche nel secondo trimestre del 2024, similmente ai due trimestri precedenti, nel settore privato la crescita tendenziale delle retribuzioni contrattuali è più elevata di quella dell’inflazione. L’incremento retributivo più sostenuto si registra per il comparto industriale, per effetto degli incrementi erogati nei principali comparti della manifattura, ma è marcato anche nei servizi, essendo trainato dagli incrementi economici fissati dai rinnovi nel settore del credito e assicurazioni e in quello del commercio. Questa fase di recupero delle retribuzioni rispetto all’inflazione – prosegue l’Istat – dovrebbe consolidarsi nei prossimi mesi, alla luce della chiusura di ulteriori rinnovi nel settore dei servizi. Nella pubblica amministrazione, ancora in attesa dei rinnovi relativi al triennio 2022-2024, la crescita retributiva risulta invece in rallentamento ed è sostenuta esclusivamente dall’erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale ai dipendenti delle Amministrazioni non statali”.

Più nello specifico, secondo i dati a fine giugno 2024, i 41 contratti collettivi nazionali in vigore coprono il 64,0% dei dipendenti (circa 8,4 milioni) e rappresentano il 62,9% del monte retributivo complessivo. Nel secondo trimestre del 2024, sono stati recepiti 4 nuovi contratti: conciarie, distribuzione moderna organizzata, agricoltura – impiegati, pubblici esercizi. A fine giugno 2024, 34 contratti sono in attesa di rinnovo, coinvolgendo circa 4,7 milioni di dipendenti (36,0% del totale).

Il tempo medio di attesa per il rinnovo dei contratti a giugno 2024 è di 27,3 mesi per i lavoratori con contratto scaduto e di 9,8 mesi considerando tutti i dipendenti. La retribuzione oraria media nel periodo gennaio-giugno 2024 è aumentata del 3,1% rispetto allo stesso periodo del 2023.

L’indice delle retribuzioni contrattuali orarie a giugno 2024 è cresciuto dell’1,2% rispetto al mese precedente e del 3,6% rispetto a giugno 2023. Gli aumenti tendenziali sono stati del 4,9% per i dipendenti dell’industria, del 3,7% per quelli dei servizi privati e dell’1,6% per i lavoratori della pubblica amministrazione.

I settori con gli aumenti più elevati sono: legno, carta e stampa (+8,5%), credito e assicurazioni (+7,1%) e settore metalmeccanico (+6,4%). Non ci sono stati incrementi, si legge nella conclusione dello studio, per farmacie private, telecomunicazioni, ministeri, Forze dell’Ordine, Forze Armate e attività dei Vigili del Fuoco.