Coinvolgere le piccole e medie imprese nel Piano nazionale di Ripresa. Sono queste realtà produttive le protagoniste dell’economia nazionale ed è dovuto a loro il sistema di sviluppo ed occupazionale su cui si regge il Paese. Una loro esclusione, come temono le Associazioni di categoria, dalle decisioni e dai progetti, significa in fondo seguire la vecchia logica di concentrare le risorse sui big della finanza.
Su quelle grandi imprese i cui risultati non sono certo brillanti e che hanno in più di una occasione sciupato risorse imponenti. Il rischio che i grandi gruppi facciano incetta dei miliardi del Piano lasciando solo qualche briciola agli altri, diventa un fatto concreto. Lo sottolinea la richiesta del segretario generale della Cna, Sergio Silvestrini che puntualizza: “Come Cna in ogni confronto con le istituzioni e con le forze politiche abbiamo sottolineato la necessità di un pieno coinvolgimento del sistema delle imprese per la realizzazione del Piano”.
Pnrr e Bilancio, corsa ad ostacoli
Torniamo oggi su due argomenti quello del Pnrr e della manovra di Bilancio perché in questi giorni il confronto politico e istituzionale è dominato da due temi economici che lottano contro il tempo. La Finanziaria deve essere approvata ed essere legge per fine mese, nel contempo gli ispettori della task force di Bruxelles hanno sollecitato il Governo a stringere sulle riforme del Pnrr e molti passaggi devono compiersi entro il 31 dicembre. Sono due fronti aperti e per questo è importante che il Governo sappia raccogliere i suggerimenti che arrivano dalle audizioni nelle commissioni parlamentari.
L’appello di Confindustria e Pmi
Sulle piccole e medie imprese si registra di fatto una loro esclusione. Dal 2021 le Associazioni di categoria lanciano appelli e richieste di coinvolgimento nei programmi del Pnrr che “deve cambiare architettura” e il “contributo delle imprese è necessario”. Parole un po’ al vento. Di fatto finora nei ragionamenti del Governo il coinvolgimento non è previsto, almeno nell’immediato. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, venerdì scorso ha spiegato ai Commissari Ue che tengono d’occhio programma e avanzamenti dei fondi europei, che l’Esecutivo sta lavorando intensamente per conseguire: “i 55 obiettivi del II semestre 2022, per poter presentare a Bruxelles la terza richiesta di pagamento entro la fine di dicembre prossimo”. Sono infatti in ballo 20 miliardi che l’Unione prevede di concederci.
Se tuttavia le risorse ci sono la sinergia con le imprese è ancora da definire. Il problema rimane per le Associazioni di categoria, dal Commercio all’Industria, dal l’Agricoltura a quelle dell’Innovazione che malgrado le numerose audizioni parlamentari, le loro richieste di una Pubblica amministrazione efficiente, della riduzione della pressione fiscale, di una burocrazia meno vessatoria e inutile, e un sistema di credito più flessibile; sono rimaste tra gli auspici. Sul Pnrr, inoltre, piovono le critiche del presidente degli industriali Carlo Bonomi, che lancia l’allarme sui progetti e l’impostazione del Piano di ripresa, così evidenzia: “Opere già previste, troppo focus sul settore pubblico, colli di bottiglia”. Il leader di Confindustria oltre alla polemica rilancia un invito: “Dobbiamo lavorare tutti insieme, si coinvolgano nella gestione anche i privati”.
Spendere 350 miliardi
Di certo, il Ricovery Fund senza il protagonismo e l’impegno delle imprese private non avrà tempi rapidi, e su questo insiste ancora Sergio Silvestrini. “Senza un concreto coinvolgimento del mercato e delle imprese private è praticamente impossibile”, fa presente il leader della Confederazione, “riuscire a investire quasi 350 miliardi di euro tra Pnrr, nuova programmazione europea e le risorse non impegnate della programmazione 2014-2020”.
Il feeling del premier con Pmi
Sappiamo che il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha una tale capacità di lavoro unita ad una caparbietà che riuscirà a superare gli ostacoli e chiudere entro il 31 dicembre l’approvazione della Finanziaria. Così come nel Piano nazionale di ripresa, riuscirà a dare spazio alle piccole imprese. Il nuovo feeling con le Associazioni di categoria lo si è toccato con mano con l’accoglienza non solo istituzionale ma anche affettuosa tributata al premier dall’assemblea della Confartigianato. C’è un motivo di stima e di impegno che sarà confermato nei fatti.