Un sodalizio lungo 75 anni tra le istituzioni e gli artigiani. Per le celebrazioni dell’evento si è tenuto al senato un confronto a più voci con il presidente, Ignazio La Russa, e il Ministro delle imprese e del Made in Italy, Afolfo Urso. Al Convegno hanno partecipato tra gli altri, il presidente della Commissione affari costituzionali della Camera, Nazario Pagano, i professori Cesare Pinelli e Stefano Micelli.
Il Presidente nazionale della Cna Dario Costantini, e il Segretario Generale, Otello Gregorini.
Cambiare la legge quadro
Da tutti l’auspicio dell’avvio di un confronto per aggiornare la legge-quadro dell’Artigianato che risale al 1985. Un riferimento normativo che mostra i segni del tempo. Il vertice della Confederazione ha indicato le direttrici per la revisione della legge-quadro, come il “superare gli attuali vincoli societari e limiti dimensionali dell’impresa artigiana, rimuovere le forzature interpretative che spesso collocano le imprese artigiane in posizione subalterna su diverse attività economiche”.
La burocrazia frena imprese
“Tra il 2008 e il 2022 il numero delle imprese italiane è aumentato”, è stato sottolineato durante il Convegno, “ma coloro che hanno avviato una nuova impresa hanno scartato la forma artigiana a causa di vincoli e limitazioni. Dal 2008 le imprese artigiane sono in costante flessione, al ritmo di 40 al giorno”.
La crisi della manodopera
L’inverno demografico tocca anche il sistema delle imprese. “Gli imprenditori artigiani over 50 oggi sono il 52,4% del totale mentre nel 2010 erano il 40%”, è stato ricordato durante il convegno, “Sostenere l’impresa artigiana significa assicurare spazi e luoghi fondamentali per la formazione e la crescita professionale dei giovani”.
Piccole imprese protagoniste
Costantini e Gregorini hanno fatto riferimento al dibattito sul modello imprenditoriale dell’Italia. “La micro e piccola impresa rappresenta oltre il 99% del tessuto produttivo”, hanno
sottolineato e concluso i due leader di Cna, “vorremmo più grandi imprese e player globali radicati nel nostro paese ma la realtà è questa. Purtroppo quando si scrivono norme e strumenti per le imprese il riferimento è quell’uno per cento. L’interesse generale è che l’impresa italiana, a prescindere dalla classe dimensionale, possa essere più competitiva grazie a una cornice normativa, fiscale e finanziaria che sappia cogliere le specificità delle imprese”.