I comma 447 e 448 dell’articolo 1 della legge di bilancio n. 197 del 2022 hanno valso all’Italia l’appellativo di “far west venatorio” da parte della Commissione europea, pronta ad aprire una procedura d’infrazione qualora la normativa non venisse modificata.
In particolare, il comma 447 recita che “le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano, per la tutela della biodiversità, per la migliore gestione del patrimonio zootecnico, per la tutela del suolo, per motivi sanitari, per la selezione biologica, per la tutela del patrimonio storico-artistico, per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali e ittiche e per la tutela della pubblica incolumità e della sicurezza stradale, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. Qualora i metodi di controllo impiegati si rivelino inefficaci, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono autorizzare piani di controllo numerico mediante abbattimento o cattura”. Il 448, invece, prevede, sempre per le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, un piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, di durata quinquennale quale strumento programmatico, di coordinamento e di attuazione dell’attività di gestione e contenimento numerico della presenza della fauna selvatica nel territorio nazionale mediante abbattimento e cattura.
Un’ambiguità giuridica che non solo continua a rappresentare un problema di conformità con le Direttive europee “Uccelli” e “Habitat”, ma che secondo l’Oipa, l’Organizzazione Internazionale Protezione Animali, ha determinato una mattanza indiscriminata della fauna mettendo anche a rischio la pubblica sicurezza e incolumità. “Ogni anno – sottolinea l’organizzazione animalista -, a fine stagione venatoria, si contano morti e feriti anche tra gli umani, cacciatori e non. Autorizzare battute di caccia in aree protette, in città e in qualsiasi giorno dell’anno può peggiorare il fenomeno”. Motivo per il quale il Ministero per gli Affari europei ha inviato una lettera ai Ministeri dell’Ambiente e dell’Agricoltura invitandoli “a valutare le iniziative più opportune volte a prevenire l’avvio di una procedura d’infrazione”.
Sono recentissimi gli episodi dei due orsi, MJ5 e JJ4, che avendo rispettivamente aggredito un uomo, hanno legittimato la Provincia di Trento a decretarne l’abbattimento nonostante rientrassero tra le specie protette, patrimonio dello Stato, e avessero vissuto 18 anni in quel territorio senza causare nessun incidente prima di allora. Sono stati salvati solo dalla Terza sezione del Consiglio di Stato che ha accolto l’appello cautelare e sospeso i provvedimenti impugnati dalle associazioni animaliste. Secondo i giudici il provvedimento che disponeva l’abbattimento dell’animale appariva sproporzionato e “non coerente con le normative sovranazionali e nazionali che impongono l’adeguata valutazione di misure intermedie, ferma restando la disposta captivazione a tutela della sicurezza pubblica”. I magistrati evidenziavano come “proprio in virtù delle lamentate carenze strutturali e nell’asserita situazione emergenziale, era compito dell’Amministrazione quello di valutare ogni misura intermedia tra la libertà e l’abbattimento dell’animale e, quindi, anche l’ipotesi del trasferimento in una struttura diversa da quelle di proprietà della Provincia, eventualmente anche fuori dal territorio nazionale” e di come “si può ricorrere alla misura più grave solo ove sia provata l’impossibilità di adottare la misura meno cruenta”.