Lo sviluppo dell’economia, gli aiuti alle piccole e micro imprese, la destinazione dei fondi Pnrrr, il lavoro che batta l’assistenzialismo. Sono i temi che il Governo annuncia di voler affrontare come priorità. Sono dossier su cui noi più volte siamo intervenuti con una linea chiara. Il lavoro, ad esempio, non si crea con sussidi dati a pioggia, che più che incentivare l’occupazione, ampliano la schiera degli inattivi. Così come la tutela delle piccole imprese, contro li potentati economici, libererà nuove energie produttive. Problemi che richiedono una visione nuova e diversa da ciò che finora è stato propagandato.
Il caso del Piano di Ripresa
Come è noto lo strumento finanziario denominato Next Generation UE, in Italia ribattezzato Piano nazionale di Ripresa puoi contare su 235 miliardi di euro (di cui 68,9 a fondo perduto e 122,5 in prestiti) tra risorse europee e Nazionali. Fondi in parte già allocati in studi, progetti, appalti, lavori iniziati, ma c’è anche qualcosa che non va. Troppi fondi sono stati assegnati a grandi imprese che hanno svolto la parte del leone, mentre quasi nulla è stato destinato a favore delle piccole imprese e delle Associazioni di categoria che le rappresentano. Dimenticando che proprio le micro, piccole e medie imprese rappresentano il vero motore produttivo e occupazionale dell’Italia.
Non è un caso che Confartigianato, Cna, Cia-Agricoltori, Coldiretti, Confagricoltura, – solo per citarne alcune – lamentano di non aver avuto finora lo spazio che meritano. Le piccole e micro imprese non possono competere con le grandi lobby che hanno negli ambienti giusti sostenitori tenaci. Le Associazioni di categoria, al contrario, devono fare i conti con le difficoltà dei lavoratori autonomi, e tutelare quel vastissimo tessuto produttivo che è escluso dai grandi appalti e giochi economici. Nelle piccole imprese, invece, ci sono imprenditori e famiglie che sono in prima linea nell’affrontare i costi dell’energia, i ritardi della Pubblica amministrazione, l’impatto di una pressione fiscale opprimente, la burocrazia che fa perdere tempo e soldi, e ora anche con la mancanza di personale specializzato diventato introvabile. Il Piano di ripresa deve essere quindi indirizzato a promuovere, favorire e sostenere l’impegno di milioni di piccoli imprenditori, di aziende che sono la forza del Paese e del suo Prodotto interno lordo.
Il risparmio e gli investimenti
Altro tema di attualità su quale il Governo dovrà concentrarsi è quello di creare condizioni migliori per far tornare i risparmiatori a investire nel Paese. La puntuale relazione del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco presentata alla Giornata Mondiale del Risparmio, organizzata a Roma dall’Associazione di Fondazioni e di Casse di Risparmio, sottolinea come le difficoltà finanziarie delle famiglie rimandano ad “una notevole eterogeneità”. La capacità di risparmiare è infatti molto diversa tra le famiglie, “per molti nuclei a basso reddito”, ha osservato Visco, “il risparmio potrebbe essere stato nullo o negativo; la formazione di risparmio si è verosimilmente concentrata presso le famiglie con redditi medio-alti, per le quali la quota di spesa per beni di prima necessità, che hanno registrato rincari particolarmente elevati, è relativamente minore”. Abbiamo chi può lasciare in banca risorse economiche notevoli e chi è costretto per andare avanti a fare debiti. Due Italie troppo diverse. Il Governo può e deve intervenire creando più appeal e redditività negli investimenti tra pubblico e privato, dare sostegni alle famiglie e lavoratori autonomi in difficoltà. Alleggerire la fiscalità, realizzare un programma di aiuti. Per aiuti intendiamo occasioni di lavoro, di inclusioni nelle attività produttive. Cioè creare le migliori condizioni di crescita.
Le indicazioni di Bankitalia
Facciamo nostre le parole del Governatore Ignazio Visco, che sono chiare e convincenti.
L’Italia, che è il principale beneficiario delle risorse comuni fornite con il programma Next Generation UE, “ha la responsabilità di dimostrare con risultati concreti quali progressi può conseguire un’Unione europea più forte e coesa”. “La nostra economia, dopo anni di ristagno, può tornare su un sentiero di sviluppo sostenuto e durevole fondato sul rinnovo e l’ampliamento delle infrastrutture e sull’accumulazione di capitale, non solo fisico. Si tratta di un obiettivo alla nostra portata; quanto più si manifesterà la determinazione e la capacità di conseguirlo, tanto più agli investimenti pubblici potrà associarsi la forza rinnovata dell’investimento privato, fondata sul necessario alimento del risparmio, che le famiglie italiane hanno laboriosamente accumulato nel tempo”. In queste indicazioni c’è anche un monito. Il fare bene le scelte, ridurre le disuguaglianze, permettere a tutti di accedere alle risorse e investire nelle attività produttive, nel lavoro e nella innovazione. Il Governo ne tenga conto, sono suggerimenti preziosi per il Paese.