Biden e Trump vincono le rispettive primarie democratiche e repubblicane del Michigan

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L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ottenuto una significativa vittoria nelle primarie repubblicane del Michigan, mentre l’attuale presidente, Joe Biden, si è imposto nelle primarie democratiche. Questi risultati hanno delineato un quadro politico complesso, evidenziando anche la crescente voce di protesta all’interno dei democratici. Trump è riuscito a superare l’ex ambasciatrice delle Nazioni Unite, Nikki Haley, nonostante la sua recente sconfitta nella Carolina del Sud, stato natale della candidata. Tuttavia, Haley ha annunciato la sua determinazione a rimanere in gara fino al Super Tuesday del 5 marzo, dimostrando la sua resilienza politica nonostante le sfide incontrate lungo il cammino. Nel campo democratico, Biden non ha avuto rivali seri che potessero minacciare la sua vittoria. Tuttavia, il presidente ha dovuto affrontare una voce di protesta significativa proveniente dagli arabi e dai musulmani americani. Questi elettori hanno espresso la loro insoddisfazione nei confronti della politica di Biden verso Israele attraverso il voto “senza impegno” alle primarie democratiche.

Il voto “non impegnato”

Con il 51% dei voti espressi, il voto “non impegnato” ha ottenuto il 13% dei consensi, rappresentando più di 68.000 elettori. Se avessero superato il 15%, i delegati non vincolati avrebbero potuto partecipare alla convention DEM. Questo voto di protesta è stato particolarmente evidente a Dearborn, dove gli arabo-americani costituiscono circa la metà della popolazione. Qui, la protesta “non impegnata” ha superato il voto per Biden in tutti i distretti tranne uno. Gli attivisti, guidati da organizzatori delle comunità arabo-americane e musulmane, hanno lavorato instancabilmente nelle ultime tre settimane per convincere i democratici dello stato a selezionare i “non impegnati” al ballottaggio, esprimendo così la loro disapprovazione per la politica di Biden nei confronti di Israele. Le richieste di un cessate il fuoco e restrizioni agli aiuti militari per Israele hanno catalizzato una parte significativa dell’elettorato democratico, evidenziando la complessità delle dinamiche politiche interne al partito.