Eliminare il terrorismo e la catena di odio: impediscono la convivenza pacifica dei due popoli
Per evitare il precipizio di una guerra totale, le democrazie devono agire con forza e ragione per tutelare chi cerca una convivenza pacifica e libera. L’orrore compiuto da Hamas contro giovani, bambini, donne e anziani va punito. È il punto su cui non si può trattare e discutere. Il terrorismo va estirpato e ogni azione che la sostenga non può essere tollerata. Non è un principio negoziabile, ma una necessità per far valere i valori della democrazia e tutto ciò che ad essi sono sottesi: il voto libero, l’affermazione delle idee, della innovazione, dello sviluppo e le pacifiche relazioni, civili, umane e religiose.
Il sangue delle vittime innocenti
Sappiamo quanto sia dolorosa e terribile tra israeliani e palestinesi la conta delle vittime. L’orrore provato a Tel Aviv, attaccata al cuore, con un massacro di cittadini inermi e di ragazzi aggrediti e uccisi senza pietà. Sul fronte opposto, i palestinesi colpiti doppiamente, bloccati dai capi terroristi di Hamas che impediscono alle persone in fuga un riparo sicuro e, nel contempo, ostaggi di quei Paesi che non vogliono si raggiunga una pace giusta tra Palestina e Israele.
Colpire i crimini e gli esecutori
In queste ore di angoscia per quanti chiedono un mondo migliore ci sono delle priorità. La prima è battere il terrorismo, di chi usa le armi, di chi si macchia del delitto più atroce, come hanno fatto i terroristi di Hamas, di sottrarre dei bambini, dei neonati alle proprie madri. Abbiamo visto immagini difficili da dimenticare, che il presidente israeliano Benyamyn Netanyahu ha mostrato al capo della diplomazia americana, Antony Blinken, eppoi hanno fatto il giro del mondo. Abbiamo visto anche bambini palestinesi sulle barelle con i volti e le braccia insanguinati. Per questo dobbiamo essere decisi e determinati nel fermare anche con la forza chi vuole condurci ad una guerra totale, ad uno scontro di religione e di civiltà. Non possiamo far prevalere l’odio sulle ragioni anche sé complesse e storicamente controverse, di un dialogo da rintracciare proprio nello spirito di umanità e giustizia che si cela in ogni cultura e religione.
L’impegno del presidente Meloni
L’Italia, l’Europa, gli Stati Uniti e tanti altri Paesi sono uniti allo Stato di Israele, solidali con la popolazione e i famigliari delle vittime. Non possiamo voltarci dall’altra parte. Essere intransigenti è un dovere, come lo è lavorare oggi, in queste ore per costruire una forza mondiale di pace, che argini il precipizio di un ampliamento del conflitto. In primo luogo c’è il presidente Giorgia Meloni e con lei il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che si adoperano nella possibilità di una de-scalation del conflitto. Oltre alla prova di amicizia e sostegno ad Israele sono impegnati in una strategia in favore di un orizzonte di sicurezza per Israele e di aiuti per le popolazioni colpite. L’Italia da decenni assolve al suo ruolo di mediazione e aiuti, e lo farà con maggiore determinazione anche oggi.
Solidarietà e fiducia per la democrazia
Cosa ammirevole nell’Occidente, nel rapporto tra Europa e Stati Uniti, é che si riesca nei momenti più difficili a far emergere l’idea che il bene supremo sia la tutela della persona, della sua dignità e di una aspirazione ad una società libera. Ieri lo hanno riaffermato la Commissaria Ue Von der Leyen, la presidente del parlamento europeo, Metsola, e il presidente americano Joe Biden che ha assicurato che con i Paesi europei sta lavorando con Israele, Egitto, Giordania, altre nazioni arabe e le Nazioni Unite, per aumentare il sostegno umanitario e trovare una via di uscita al conflitto. Vanno citate le parole del presidente Joe Biden sul fatto che “la stragrande maggioranza dei palestinesi non ha nulla a che fare con Hamas”.
Ogni sforzo contro odio e guerra
Così come è da sostenere lo sforzo della Santa Sede pronta a a tutte le possibilità di mediazione che evitino ulteriori drammi. La guerra, le sorti degli ostaggi israeliani e della popolazione palestinese sono al centro delle preoccupazioni del Papa e dell’intera Comunità internazionale. Un cammino difficile inasprito dal desiderio di vendetta e rabbia, ma è da coltivare la ragione contro le forze oscure del male.
Tutelare la civiltà democratica
Nelle nostre società si aprono interrogativi enormi sugli effetti di una destabilizzazione macroeconomica e geopolitica globale. Si è innescato un periodo di pericoli che finora il mondo civile non ha visto da decenni. Non conosciamo ancora fino in fondo le conseguenze di questo stato di cose, sappiamo che la guerra in Ucraina e la sfida all’Occidente, portata dal terrorismo di Hamas, potrebbero avere impatti di vasta portata sui mercati energetici e alimentari, sul commercio globale e sulle relazioni geopolitiche. Possiamo ancora arginare l’incendio sul quale in molti soffiano. Fare appello alla ragione, all’impegno e alla misericordia cristiana e alla nostra forza. Usiamola per evitare che il mondo cada ostaggio di chi lo vuole prigioniero di distruzione e morte.