La democrazia bussa alle porte delle dittature

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La santa alleanza delle dittature comincia a mostrare crepe profonde.

In Cina esplode una rabbia mai vista contro le restrizioni anti-Covid che nascondono le inefficienze della sanità del regime comunista. I manifestanti urlano “Vogliamo i diritti umani fondamentali, vogliamo la nostra libertà, vogliamo liberare il nostro Paese da queste norme ingiuste e assurde, abbiamo bisogno di costituzionalità!”

In Iran da due mesi cresce la protesta contro le brutalità del regime sanguinario degli ayatollah e aumenta la richiesta di diritti e libertà spinta soprattutto dalle donne.

In Russia le carceri sono stracolme di giovani che hanno manifestato contro la guerra e monta il malumore contro il fallimento del regime putiniano.

L’aggressione all’Ucraina aveva stretto in unico abbraccio i tre regimi e li aveva portati a fare proclami altisonanti sulla fine dell’Occidente, sulla superiorità dei loro modelli totalitari rispetto alle democrazie liberali.

Qualcuno, anche nel nostro Paese, si era anche affrettato ad allinearsi a questa visione disfattista e a dare credito a predicazioni e profezie di una fine prossima dell’Occidente. Il virus della vigliaccheria è pernicioso, si insinua subdolo e velenoso nelle menti fragili e corrotte che cercano la notorietà e i vantaggi dei facili successi mediatici. Ma il seme della democrazia è più forte e attecchisce proprio dove il dramma della sua assenza provoca sofferenze e soprusi che soprattutto le giovani generazioni non sono più disposte a tollerare.

Cina, Iran e Russia, con singolare coincidenza, potrebbero vivere l’inizio di una nuova stagione in cui la società civile comincia far sentire la propria voce rompendo il silenzio imposto dalle dittature. Uno spiraglio che accende una luce nelle tenebre di regimi basati sulla sistematica violazione dei diritti umani che sfidano apertamente l’Occidente, e non solo a parole.

Abbiamo il dovere di essere solidali con queste persone coraggiose che cominciano a percepire con maggiore consapevolezza, più e meglio di tanti intellettuali e politici opportunisti, l’importanza dei valori su cui abbiamo basato gli ultimi 70 anni di civiltà democratica e liberale che dobbiamo difendere a testa alta ovunque essi siano minacciati.