Sciopero generale nello stabilimento Stellantis di Melfi, con un successivo incontro tra le parti con la mediazione ministeriale. I sindacati “abbiamo chiesto chiarimenti sui modelli e sulla organizzazione del lavoro di tutti gli stabilimenti del gruppo”, ha detto Gianluca Ficco, segretario nazionale Uilm che ha parlato anche di un “Patto per Melfi”. L’adesione è stata altissima, tra il 90 e il 100%, raccontano i rappresentanti dei lavoratori, mentre l’azienda parla di una quota pari al 25% e di una produzione ferma per mancanza di componenti. Lo sciopero è stato indetto in due momenti diversi, prima dai sindacati firmatari del contratto collettivo aziendale e poi dalla Fiom, “uniti dalla preoccupazione per la tenuta dei volumi produttivi e per i ritardi dell’azienda negli investimenti sulla nuova piattaforma.” Fim, Uilm, Fismic e Ugl, che a luglio scorso hanno sottoscritto un accordo sulla futura organizzazione dello stabilimento, non firmato dalla Fiom, in vista dell’avvio dei nuovi modelli, sostengono che “gli accordi sottoscritti dalle organizzazioni sindacali non possono essere oggetto di continui rinvii. Il Governo deve fare di più e creare le condizioni per assicurare investimenti capaci di garantire un futuro occupazionale sicuro e duraturo.”
Mancanza di prospettive
Ficco sostiene che “paradossalmente” il tavolo istituzionale aperto al Ministero, anziché accelerare, “ha rallentato il confronto” sulle prospettive del Gruppo in Italia. Le questioni al tavolo della trattativa sono molteplici e vanno dalla messa in produzione delle cinque nuove vetture elettriche a Melfi, alla individuazione di future vetture per Pomigliano e per Mirafiori, dalla declinazione del segmento large a Cassino, alla ripartizione della produzione dei veicoli commerciali fra Atessa e la Polonia. Importante anche la riconversione della fabbrica di Termoli; da motori e cambi a produzione di batterie elettriche. La Fiom protesta anche per “le mancate risposte dell’azienda sull’organizzazione del lavoro, su sicurezza e carichi di lavoro” e chiede anche l’intervento della Regione Basilicata. Le lavoratrici e i lavoratori del gruppo Stellantis denunciano l’aumento dei tempi di lavoro, e la mancanza di prospettive produttive e occupazionali con continua uscita incentivata dei lavoratori. “Qui a Melfi”, ha spiegato la Cisl, attraverso il segretario generale della Basilicata, Vincenzo Cavallo, “si gioca il futuro di tutta la nostra regione, ribadiamo a Stellantis che i patti si rispettano e al Governo che i tavoli sono utili se producono risultati in termini di politiche e investimenti per il settore.” “La transizione verso la mobilità elettrica – ha aggiunto – è una sfida che va accompagnata con investimenti concreti su occupazione, filiere, ricerca e sviluppo. Senza questi investimenti l’obiettivo del milione di vetture che il Governo si è dato nelle interlocuzioni con Stellantisrischia di essere irrealistico.”
Sciopero anche negli Usa
Intanto per Stellantis è aperto anche il fronte americano. Il sindacato Uaw, venerdì scorso, ha indetto scioperi a catena negli impianti delle tre Big del settore: General Motors, Ford e, appunto, Stellantis. E’ la prima volta che tutte e tre le case automobilistiche statunitensi affrontano degli scioperi in contemporanea. La produzione è praticamente ferma e il Presidente Biden ha invitato i costruttori di auto ad andare incontro alle richieste dei lavoratori. “Profitti record”, ha detto Biden, sposando lo slogan degli scioperanti (“record profit, record contract”) dovrebbero corrispondere a “contratti record.” In dieci anni, sostengono i sindacati americani, dal 2013 al 2022, le tre grandi produttrici di auto hanno portato a casa 250 miliardi di dollari di profitti, hanno aumentato i prezzi delle auto del 30% e i manager hanno aumentato del 40% gli stipendi, mentre i lavoratori solo del 6%. La segretaria al Tesoro, Janet Yellen, ha lanciato un appello per un accordo “vincente per tutti, che sia buono per i lavoratori e per l’industria.”