Culle vuote? Serve un nuovo piano casa

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Children's tent bed with pillows and toys. Children's room interior

La natalità in Italia segna il minimo storico, con appena  393 mila nascite. Nel contempo i prezzi delle case continuano la loro scalata anno dopo anno. Basta l’esempio di Milano, quarta città più cara in Europa. Per affittare un appartamento, parliamo di un bilocale, si arriva a 1.853 euro al mese, mentre i monolocali sfiorano i 1.280, per le stanze private 725 euro. Le due notizie: il crollo demografico e il record dei costi immobiliari – a cui vanno aggiunti i rialzi dei mutui e la scorsa propensione delle banche a fare credito ai giovani –  vanno a nostro giudizio messe in relazione. Può una coppia fare figli? Possono dei ragazzi progettare una vita famigliare? Peccato che grandi holding di comunicazione non abbiano messo in relazione queste facce delle medaglia tra culle e mattone. Per fare una famiglia e avere figli è indispensabile avere un tetto. Senza non si può progettare una famiglia con dei figli.

Il Piano Casa Fanfani

Ci sono fatti che ci preme ricordare, quando si parla di crisi demografica, di lavoro e di scelte sociali. Riguardano il passato ma  rappresentano una grande lezione per i futuro. Ci riferiamo a quanto accadde nell’inverno del 1949.una pagina storica dell’Italia del dopo-guerra, di stringente attualità, proprio oggi in un giorno speciale per la Cristianità come la Santa Pasqua.
Il Presidente della Repubblica  era Luigi Einaudi del Partito liberale, il Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi della Democrazia Cristiana, ed era il 24 febbraio del ‘49 quando il Parlamento italiano approvò un progetto di legge, proposto dal ministro del Lavoro Amintore Fanfani. Erano gli anni durissimi del dopoguerra, per incrementare l’occupazione e per dare a tutti gli strati popolari l’opportunità di avere un alloggio, si diede avvio all’attuazione del piano Ina-Casa.

I 350 mila appartamenti

Dopo pochi mesi, già a luglio iniziarono i primi lavori e a ottobre i grandi cantieri aperti erano arrivati a 650. Ogni settimana venivano realizzati 2.800 alloggi. L’iniziativa, in 14 anni, diede una occupazione stabile a oltre 600 mila addetti e alla costruzione di 350 mila appartamenti. Gli alloggi costruiti entro nuovi quartieri e nuclei urbani, diedero a migliaia di famiglie la possibilità di migliorare le proprie condizioni abitative. A urbanisti e architetti i nuovi insediamenti apparvero una grande opportunità per dare forma alla ricostruzione delle città italiane. Un esempio internazionale di edilizia sociale. “Quell’esperienza rappresenta uno dei momenti cruciali della storia dell’urbanistica e dell’architettura del Novecento italiano”, si legge nel libro “La grande ricostruzione Il piano Ina-Casa e l’Italia degli anni cinquanta”, di Paola Di Biagi.

L’America contraria

Da aggiungere un particolare di non poco conto. La Dc, il ministro Fanfani e il presidente De Gasperi dovettero assumersi una grande responsabilità di autonomia politica nel tener testa alla contrarietà degli  Stati Uniti.  Il cosiddetto “rapporto Hoffman” criticava duramente, il governo italiano, per l’utilizzo di parte dei fondi del Piano Marshall, dirottati per sostenere “Piano Fanfani”, Ina-casa. L’America avrebbe preferito che i fondi andassero ad aumentare il potere d’acquisto della classe media italiana verso i prodotti statunitensi. Il Governo allora con una certa dose di coraggio decise diversamente e si impegnò a creare  le condizioni per offrire una casa a tutti e a prezzi vantaggiosissimi. Ne nacque il boom delle nascite e quello economico.
La  “Grande ricostruzione”, permise di realizzare non solo le case, ma nuovi spazi, i quartieri, così come ancora oggi si presentano nel paesaggio urbano.

Un nuovo SuperFanfani

Queste  scelte di allora  andrebbero attuate anche oggi. Inutile ripetere ad ogni rilevazione Istat che c’è il crollo delle nascite e che abbiano raggiunto un nuovo minimo storico. Inutile ribadire ad ogni analisi immobiliare che i prezzi salgono, che costi e affitti aumentano, con migliaia di coppie, studenti e giovani costretti ad  accantonare i loro sogni e obiettivi. Se si vuole allora si abbia il coraggio di intervenire, e decidere. Altro che Superbonus servirebbe un nuovo Super Amintore Fanfani.