L’Italia riparte anche dalla cultura e dal turismo ma destina solo 8 miliardi.Critico su queste scelte del governo il presidente della Commissione Cultura del Senato, Riccardo Nencini.
Presidente si ritiene soddisfatto dall’investimento riservato alla cultura nel PNRR?Alla cultura solo 5 miliardi….Io qualche euro in più ce lo avrei messo. Se non fai un investimento forte nella conoscenza, istruzione, ricerca e cultura, non saremo in grado, quando saremo fuoriusciti dalla pandemia di avere una presenza competitiva.
Si nota anche l’assenza di un vero investimento sul capitale umano, sui talenti, è d’accordo?
In commissione Cultura abbiamo registrato delle debolezze nel Piano e per questo abbiamo cercato di corredarlo con altre iniziative a sostegno degli artisti, dello spettacolo dal vivo, teatri, cinema, come il tax credit, la diminuzione dell’iva sui biglietti o la stabilizzazione del superbonus 110% per il recupero, l’adeguamento tecnologico e la riqualificazione energetica dei plessi culturali italiani, a cominciare dai teatri E da martedì prossimo – le do una anticipazione – cominceremo a discutere della legge, sottoscritta da tutti i capigruppi, sullo Statuto delle arti e dei lavoratori dello spettacolo, che non esiste ancora in Italia. È la prima volta che si parla di tutele e ammortizzatori sociali per questa categoria di lavoratori. Lo abbiamo inserito nel Recovery Plan, ma cerchiamo anche di anticiparlo con una norma. Nel complesso ora il pacchetto è diventato più sostanziale
Teatri, nuovi musei, occasioni in cui originare arte, sembrano sacrificati rispetto alla voce “turismo” e alla valorizzazione di ciò che già esiste e degli attrattori di flussi economici legati al turismo, è così?
Il recupero dei borghi, dei percorsi storico-religiosi come la via Francigena, indubbiamente fa sì il paio con il turismo, ma anche con le attività collaterali, quindi tutta la filiera dello spettacolo viene considerata collegata alla valorizzazione del patrimonio dei beni culturali. Anche l’altro tema, la digitalizzazione del patrimonio storico-artistico-monumentale, è importante. Dico che manca un po’ di quello che definisco “mecenatismo di stato”.
In cosa consiste esattamente?
Fare un investimento sulle nuove generazioni di artisti è indispensabile in modo tale da tenerli legati ad una comunità nazionale. In questo senso dovevano inventarsi qualcosa di più. Il “mecenatismo di stato” serve a valorizzare i nuovi artisti. Se ho giovani artisti importanti in Italia, non solo, pittori, scultori ma tutti quelli che appartengono al mondo della cultura attiva, cosa faccio per loro? Li lascio nelle mani solo del gallerista privato o dell’impresario? Questo è un aspetto specifico che non c’entra niente con il turismo, centra, appunto, con la valorizzazione del talento e della creatività.
Le risorse sembrerebbero anche molto romanocentriche….
Non si parla di altri territori. Tolta Roma, per quanto riguarda la cultura, ma anche le grandi infrastrutture, c’è un punto debole che riguarda l’Italia centrale. Alcune cose le puoi fare soltanto a Roma, quindi è giusto finanziarle, come Cinecittà. Dico anche, però, che su Roma sono stati già investiti numerosissimi capitali nel corso degli anni e che l’Italia è policentrica. Esistono molte capitali culturali nel nostro paese e vanno vissute con la stessa attenzione della capitale.