Sulle navi delle Ong dovrebbe essere obbligatoria la presenza di rappresentanti dell’Unione europea incaricati di procedere all’ identificazione dei migranti irregolari salvati in mare. In questo modo si certificherebbe che queste persone sono su territorio europeo e che tocca all’Europa farsene carico, a prescindere dallo Stato di cui la nave batte bandiera e dal porto sicuro dove vanno sbarcati senza indugio persone che hanno già sofferto troppo. L’Italia potrebbe farsi portatrice di questa proposta e sottrarsi al gioco pericoloso in cui rischia di cacciarsi, stretta tra il gelo con la Francia e la strana solidarietà della Germania che finanzia proprio le Ong il cui comportamento è considerato illegale nel documento sottoscritto da Italia, Grecia, Malta e Cipro.
Chiedersi se le Ong siano illegali o benefattrici non ha senso. Né è giusto definirle in blocco “taxi del mare”. Le navi delle Ong hanno il dovere, come qualsiasi altra nave, di salvare naufraghi e persone in difficoltà in mare. Sbagliano a farlo in polemica e non in accordo con gli Stati che per collocazione geografica hanno i porti più vicini. E sarebbe ignobile se facessero da sponda al lavoro sporco degli scafisti. Il comportamento delle Ong va regolamentato in sede europea. Ma rimangono comunque due problemi. Bisogna ripartire equamente tra i Paesi dell’Unione chi ha diritto all’accoglienza in proporzione alla popolazione, al Pil e a quanti migranti il Paese abbia già accolti.
E poi c’è il problema dei migranti economici irregolari
L’Europa in crisi demografica ha bisogno di immigrati per il suo sviluppo economico. In particolare ne hanno bisogno Paesi manifatturieri come Germania e Italia. Logica vorrebbe che fossero i Paesi europei ad andare a prendere gli immigrati di cui hanno bisogno invece di aspettare che gli scafisti decidano loro chi portare con il loro lurido traffico di esseri umani. Per questo sarebbe opportuno creare dei centri di accoglienza nei Paesi prossimi all’Europa da cui partono queste persone che fuggono da fame e miseria. Dovrebbe essere l’Ue a sue spese a creare e gestire con criteri civili questi centri dove, oltre ai profughi, accogliere e formare chi cerca lavoro, inserendolo a seconda delle esigenze dei vari Paesi.
Quando parlano dei migranti i Governi usano parole grosse perché temono le reazioni irrazionali dell’opinione pubblica, che spesso loro stessi hanno fomentato.
E invece dovrebbero usare la ragione, il buon senso e un sano realismo. E un po’ di umanità, che non guasta mai.