L’esposizione in gravidanza grave quanto il fumo

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Una importante ricerca scientifica targata USA avverte che esiste una reale correlazione tra l’esposizione delle donne alle sostanze chimiche artificiali altamente resistenti e nocive per la salute umana chiamate PFAS (composti poli e per-fluoroalchilici) durante la gravidanza e l’incidenza di neonati sottopeso e obesità infantile. Questo effetto è simile a quello causato dall’esposizione al fumo di tabacco durante la gestazione.

Lo ha dimostrato uno studio condotto dalla Brown University negli Stati Uniti, pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Health Perspectives e condotto da un team di 18 ricercatori, che ha analizzato i dati di 1.391 coppie di madri e figli monitorate tra il 1999 e il 2019. È emersa una relazione tra l’esposizione materna ai PFAS e l’obesità nei minori in circa il 20% dei casi, indipendentemente dal sesso del bambino. Lo studio si è basato su ricerche precedenti che avevano già evidenziato la correlazione, nonché la presenza di tali sostanze nei cordoni ombelicali di 30.000 campioni analizzati. La ricerca della Brown University è, però, più esaustiva in quanto si basa su un campione più ampio, un periodo di monitoraggio più lungo e una valutazione più completa dei livelli di esposizione ai PFAS.

Cosa sono e a cosa servono

Per sostanze per- e polifluoroalchiliche si intende comunemente un fluoruro alchilico dotato di proprietà tensioattive. Secondo l’OCSE, sono noti almeno 4730 PFAS, distinti con almeno tre atomi di carbonio perfluorurati. Più in particolare, sono composti chimici utilizzati in campo industriale per la loro capacità di rendere i prodotti impermeabili all’acqua e ai grassi. I PFAS vengono impiegati dagli anni ’50 per la produzione di numerosi prodotti commerciali: impermeabilizzanti per tessuti; tappeti; pelli; insetticidi; schiume antincendio; vernici; rivestimento dei contenitori per il cibo; cera per pavimenti e detersivi.

L’utilizzo più noto di questi composti è probabilmente per il rivestimento antiaderente delle pentole da cucina (Teflon) e nella produzione dei tessuti tecnici (GORE-TEX, Scotchgard). Secondo il quotidiano The Guardian, i PFAS sono presenti nel 98% degli statunitensi ed essendo persistenti nell’ambiente vengono definiti anche “sostanze eterne”. Il problema ovviamente non riguarda solo gli Stati Uniti, ma interessa tutto il mondo, compresa l’Italia, dove i PFAS sono stati rilevati nelle acque potabili di circa cento comuni della Lombardia e in percentuali ancora più elevate in Veneto.

Aumento del peso del neonato e arresto della crescita

Come nel caso del fumo di tabacco durante la gravidanza, i neonati nati sottopeso a causa dell’esposizione alle sostanze nocive, mostrano un’elevata adiposità e un rapido aumento di peso durante l’infanzia, senza riuscire a raggiungere l’altezza adeguata. Questo aumento di peso si verifica in modo più accelerato rispetto ai bambini nati con un peso normale. Sebbene i meccanismi esatti attraverso i quali le sostanze causano tali problemi non siano ancora chiari, i ricercatori sospettano che queste possano influenzare la metilazione del DNA, ovvero il processo attraverso il quale il corpo umano produce le cellule.

Lo studio evidenzia come l’esposizione ai PFAS modifichi il metabolismo dell’energia nel corpo umano dal momento della nascita fino ai 12 anni, influenzandone probabilmente la crescita. Fortunatamente, gli scienziati suggeriscono che questi effetti negativi possano essere mitigati durante l’adolescenza e l’età adulta attraverso un regolare esercizio fisico.