Sembrerebbe proprio che il mondo animale si stia ribellando alla tirannia antropica. Dopo un uso e un abuso sconsiderato del nostro Pianeta, gli equilibri naturali si stanno rivoluzionando e noi dobbiamo fare i conti con specie animali non autoctone e con il loro carico patogeno al quale non siamo abituati. E così, dopo una pandemia globale da Covid 19, regalo dei pipistrelli asiatici, abbiamo fronteggiato la peste suina che ha minacciato molti allevamenti e ora facciamo i conti con il vaiolo delle scimmie e soprattutto la febbre del Nilo portata dalle zanzare africane, che può essere anche letale. Il ministero della Salute, infatti, ha reso noto che la sorveglianza epidemiologica umana e veterinaria condotta nei primi mesi della stagione vettoriale ha evidenziato una sostenuta circolazione di West Nile virus (WNV) in alcune Regioni della penisola, soprattutto del Nord Italia.
Dieci i decessi noti da WNV
La sorveglianza entomologica e veterinaria ha confermato la presenza del West Nile virus (WNV) in 100 pool di zanzare, 15 uccelli appartenenti a specie bersaglio e 10 uccelli selvatici rinvenuti nell’ambito della sorveglianza passiva. Sono stati inoltre segnalati quattro cavalli con sintomatologia clinica riconducibile all’infezione con il WNV. Salgono a 144 in totale i casi di infezione umana registrati dall’inizio di giugno, contro i 94 della settimana precedente. Aumentano a 10 i decessi (erano 7). Sul totale dei 144 casi – si legge nel report dell’Istituto Superiore di Sanità – 87 si sono manifestati nella forma neuro-invasiva (22 in Emilia-Romagna, 50 in Veneto, 8 in Piemonte, 5 in Lombardia e 2 in Friuli-Venezia Giulia), 23 casi identificati in donatori di sangue (3 in Lombardia, 11 in Veneto, 6 in Emilia-Romagna, 3 in Piemonte), 33 casi di febbre (1 in Piemonte, 3 in Lombardia, 27 in Veneto, 2 in Emilia-Romagna) e 1 caso sintomatico (in Veneto).
Primi casi anche della variante USUV
Per ora meno invasiva nell’uomo la variante Usutu virus (USUV), anche se nell’ultimo bollettino dell’ISS sulla sorveglianza dei virus West Nile e Usutu in Italia, aggiornato al 9 agosto, sono stati segnalati i primi due casi asintomatici in Friuli-Venezia Giulia. In ogni caso il suo genoma virale è stato rilevato in 33 pool di zanzare e 4 uccelli. Attualmente la circolazione dell’USUV ha interessato finora le Marche, la Lombardia, l’Umbria, l’Emilia-Romagna, il Friuli-Venezia Giulia, il Lazio e il Veneto.
Il 2022 anno record di infezioni
A causa delle attuali condizioni climatiche favorenti la proliferazione di queste zanzare la stagione epidemica 2022 mostra una maggior numero di positività confermate nell’avifauna sorvegliata e nei pool di zanzare e un aumento del numero dei casi umani. Il modo più semplice per evitare i virus è prevenire le punture di zanzara con l’utilizzo di repellenti per insetti, utilizzare magliette a maniche lunghe e pantaloni lunghi al tramonto, svuotare l’acqua stagnante dai vasi di fiori, secchi, copertoni e barili e cambiare spesso l’acqua delle ciotole per animali in modo che non ristagni. I sintomi leggeri sono febbre, mal di testa, nausea, vomito, linfonodi ingrossati, sfoghi cutanei, mentre quelli gravi comprendono febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma e danni neurologici permanenti. Nei casi più gravi – circa 1 su mille – il virus può causare un’encefalite letale.
Il ciclo di trasmissione
Il virus West Nile e il virus Usutu sono trasmessi da insetti vettori (zanzare) ad animali e uomini ma non da uomo a uomo. Gli uccelli, sia migratori sia stanziali come cornacchie, colombi, piccioni, falchi, astori, etc. fungono da “serbatoio” del virus. Se punti dalla zanzara, i volatili sono in grado di infettare l’insetto che a sua volta, pungendo un altro animale o l’uomo, trasmetterà ad esso il virus.