La sanità va sostenuta, riformata e rilanciata. Non possiamo assistere alla fine di un sistema di cure universalistico garantito dalla Costituzione.
Le proposte dei medici e dirigenti sanitari, così come lo sforzo riorganizzativo indicato dal ministro per la Salute, Orazio Schillaci vanno accolte perché per buona parte sono dedicate a migliorare i servizi per i pazienti e per quanti hanno bisogno di cure e assistenza. Quello che più preoccupa i medici – oltre al rinnovo di un contratto di lavoro scaduto da anni – è la tenuta di un sistema che da anni è vittima di tagli, di drastiche riduzioni di posti letto, di un disincentivare il personale, di decisioni delle Regioni che si sentono in dovere di esercitare poteri che sovrastano quelli del Governo e dello Stato.
Assunzioni e posti letto
In queste ore ad affiancare la lotta dell’Intersindacale sanitaria (che raccoglie le sigle di organizzazioni e associazioni di categoria) è scesa in campo la Cisl con una iniziativa pubblica, utile, spiega il segretario nazionale Luigi Sbarra, “per superare la situazione drammatica della sanità pubblica nel nostro Paese”.
> Il primo dato che genera una forte preoccupazione è la crisi del personale, nelle corsie mancano 150mila infermieri, 20 mila medici. Noi aggiungiamo, inoltre, che le criticità rilevate vanno oltre la carenza del personale. C’è una pesante insufficienza dei posti letto, appena 3,1 ogni mille abitanti, un livello tra i più bassi in Europa. Da registrare il mancato coordinamento tra i diversi punti della rete, il raccordo tra
> medici di famiglia e specialisti ambulatoriali, mentre i ‘Livelli essenziali di assistenza’ (Lea) sono fermi al 2017. Anche di fronte alle possibilità di avere pronti miliardi da investire, il sistema crolla sotto il peso di questioni irrisolte, mancanze ed inefficienze. I ritardi nella realizzazione della Missione 6 Salute del Piano nazionale di Ripresa ne sono un eclatante esempio.
Spesi solo lo 0.5% dei fondi
A fare il punto della situazione è il rapporto della Fondazione Gimbe, che segnala una assurdità: a fronte di uno stanziamento di 15.625,5 milioni di euro, ne sono stati spesi meno di 79, ovvero lo 0,5%. Una fatto che il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta spiega con il mancato rispetto di numerose scadenze nazionali “relative non solo a giugno 2023, ma anche a marzo 2023 e a dicembre 2022”. Con ritardi simili si sconfina nella incertezza , nell’oblio dei progetti annunciati per il rilancio del Servizio sanitario, ad iniziare dalle Case di comunità e quegli Ospedali di comunità che erano le colonne portanti della nuova sanità pubblica.
La svolta di Schillaci
Se gli allarmi dei medici e delle Associazioni dei malati, si moltiplicano il ministro della Salute, Orazio Schillaci, prova attuare una svolta al pericoloso fallimento che va dalle lunghe file d’attesa per esami specialistici (problema irrisolto che si trascina da anni) alla crisi dell’assistenza per non autosufficienti, ai medici introvabili e pronto soccorso super congestionati. “Va ripensata”, evidenzia Schillaci, “proprio l’architettura complessiva dell’offerta sanitaria, con il potenziamento della medicina territoriale”. Le buone intenzioni tuttavia non bastano più e i dati che emergono dall’Osservatorio sul Servizio sanitario nazionale non sono incoraggianti per realizzare quella nuova idea di “ospedale sicuro e sostenibile”, che doveva prendere il via con la Missione Salute del Pnrr. Ad aggravare ulteriormente la caduta ci sono nuovi elementi di criticità, che riguardano, ad esempio, l’aumento dei costi delle realizzazioni, la scarsità di materiali, i bandi che non decollano.
Il Piano della Cisl
Una situazione di blocco che per il segretario della Cisl Luigi Sbarra può essere superata con un piano programmatico diviso in 16 punti che va dagli ospedali, al pronto soccorso, liste d’attesa. servizi socio-assistenziali, sostegno alla non autosufficienza. Per Sbarra bisogna subito accedere ai fondi Pnrr e attuare un “Meccanismo economico di stabilità sanitario”, che concentri e indirizzi le risorse. Bisogna lavorare in fretta, questo il punto che non ancora viene centrato.
Malati ricchi e poveri
La conta dei ritardi e degli errori ha nel frattempo un prezzo elevatissimo con pericoli evidenti per i malati. Il più rischioso è che il Servizio sanitario universale, pubblico non è più accessibile a tutti, si creano ogni giorno di più distinzioni tra la popolazione con malati di ‘serie A’ e di ‘serie B’. Il Ssn sta infatti subendo una metamorfosi, lasciando il passo alla sanità privata, come dimostrato dalla “spesa out of pocket” – ossia “di tasca propria”, a carico della persona o della famiglia per prestazioni sanitarie – che ha raggiunto 40 miliardi di euro (poco meno di 1/3 del finanziamento del Ssn) di cui 10 miliardi intermediata dai Fondi assicurativi. Dati che dimostrano come siano in atto differenze sociali tra coloro che possono permettersi di sottoscrivere polizze sanitarie private o accedere a quelle previste dal welfare contrattuale e il resto delle persone, per lo più anziane, che per accedere alle cure del Ssn sono spesso costrette a liste d’attesa interminabili. Siamo d’accordo con la Cisl, non possiamo permetterci, in primo luogo per motivi etici, lo sviluppo di un modello sanitario lontano da quello attuale che si fonda sui principi universalistici previsti dall’articolo 32 della Costituzione. Sulle scelte e sui tempi ribadiamo: il Governo – che l’Intersindacale medica giudica tiepido e distaccato -, inizii a lavorare sulla riforma della sanità, sul contratto dei medici, sui bandi per le assunzioni, per accelerare la missione sanità del Pnrr. Alternative non ci sono, e sulla sanità anche maggioranze politiche forti rischiano di scivolare rovinosamente.