L’ultima da sapere sulle vicissitudini dell’Umanità è che non più tardi di 900mila anni fa la Terra era abitata da 1.280 persone. E questo periodo di popolazione ridotta al lumicino durò all’incirca 117mila anni. Un periodo lunghissimo per un rischio altissimo di estinzione. A pensarci oggi, che il mondo è abitato da oltre 8 miliardi di persone, vengono i brividi. I dati sono di uno studio appena pubblicato su Science e condotto da genetisti e bioinformatici cinesi che ha coinvolto anche l’Università La Sapienza di Roma e l’Università di Firenze con gli italiani Giorgio Manzi e Fabio Di Vincenzo. L’equipe ha messo a punto un modello di recente sviluppo capace di prevedere le dimensioni della popolazione umana del passato studiando più di tremila genomi umani attuali. Il declino, fino a quasi l’estinzione, della popolazione terrena sembra coincidere sia con i grandi cambiamenti climatici che con ai processi di evoluzione delle specie.
Bioinformatica e genetica
In realtà la storia delle dimensioni della popolazione antica durante il Pleistocene è notoriamente difficile da svelare. Lo studio prova a farlo con un processo di “coalescenza veloce e infinitesimale” utilizzato nella genetica delle popolazioni. E’ stata calcolata la probabilità composita per le sequenze genomiche umane attuali di 3154 individui. I risultati, ottenuti con queste nuove tecniche bioinformatiche, hanno mostrato che gli antenati umani hanno attraversato un grave collo di bottiglia nella popolazione con circa 1.280 individui riproduttori tra circa 930.000 e 813.000 anni fa. Il collo di bottiglia durò circa 117.000 anni e portò gli antenati umani sull’orlo dell’estinzione. Questo collo di bottiglia è congruente con un sostanziale divario cronologico nella documentazione fossile africana ed eurasiatica disponibile.
I cambiamenti climatici
A causa di importanti cambiamenti nelle temperature e perdite di specie e migrazioni forzate gli esseri umani si ridussero del 98,7%. Lo studio sostiene che i dati dimostrano il rischio corso dall’Homo Heidelbergensis (predecessore dell’Homo sapiens) quando si erano estremamente ridotti di numero. Ma allo stesso tempo gli esperti spiegano che quella riduzione di numero è anche stata una fortuna perché quando le popolazioni sono così piccole aumentano i salti evolutivi. Infatti, successivamente, l’Homo Heidelbergensis ha colonizzato l’Africa e ha dato origine a tre discendenti: Sapiens, 200 mila anni fa, Neanderthal in Europa, e Denisova in Asia. Gli effetti della glaciazione sono stati certamente determinanti.
La glaciazione significa freddo e ghiaccio in alcune parti del mondo, come ad esempio in Europa, ma siccità e aridità nelle zone tropicali. Molte domande rimangono senza risposta, scrivono i ricercatori nelle conclusioni dello studio, ad esempio: come hanno fatto questi uomini e donne a superare i cambiamenti storici e climatici, come hanno vissuto o come ha sopravvissuto una popolazione così piccola per così tanto tempo. Domande che attendono risposte che, a loro volta, potrebbe aiutarci a vincere sfide che, quasi un milione di anni fa, sono già state vinte.