Solo all’ultimo minuto è stato raggiunto il consenso su un fondo internazionale di compensazione da parte dei Paesi industrializzati a vantaggio delle economie in via di sviluppo, ma la cifra resta bassa e di nuovo rinviato l’accordo sul cronoprogramma di uscita dalle fonti fossili
Alla COP29, appena conclusasi a Baku il 22 novembre 2024, sono stati raggiunti alcuni accordi significativi, sebbene sia rimasta una certa insoddisfazione generale per i tanti compromessi. Il focus principale era sulla finanza climatica, con l’obiettivo di definire nuovi impegni economici per sostenere i Paesi in via di sviluppo e rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. L’accordo raggiunto stabilisce di erogare almeno 286 miliardi di euro all’anno entro il 2035 contro i 100 degli anni precedenti, con i Paesi economicamente sviluppati che assumono la guida e quelli in via di sviluppo incoraggiati a contribuire su base volontaria. Bisognerà vedere, però, quanti, di quei soldi verranno realmente stanziati ed è una cifra ben lontana da quella richiesta da molti Paesi in via di sviluppo: 1.000 o addirittura 1.300 miliardi all’anno fino alla metà del prossimo decennio da reperire da tutte le fonti pubbliche e private.
È mancato, poi, un accordo globale vincolante per il progressivo abbandono dei combustibili fossili. Si è registrato un forte disaccordo tra le economie emergenti, che richiedono più tempo per la transizione e i Paesi sviluppati che spingono per una riduzione accelerata.
Inoltre, la Roadmap verso la COP30 in Brasile nel 2025 prevede una tabella di marcia per monitorare e migliorare gli impegni finanziari e le azioni di riduzione delle emissioni, ma rimanda l’obiettivo di definire un quadro più dettagliato e ambizioso al prossimo vertice. Gli Stati hanno promesso maggiore trasparenza nei loro piani climatici, con revisioni regolari e miglioramenti nei contributi nazionali determinati (NDC), ma i risultati raggiunti evidenziano l’urgenza di superare le divisioni politiche per affrontare la crisi climatica in modo più efficace e coordinato.
Diverse delegazioni hanno espresso aspre critiche verso l’accordo ritenendo la cifra concordata dalle nazioni ricche come “abissalmente povera” e “irrisoria”, ma anche verso il tentativo piuttosto riuscito degli Stati produttori di petrolio e gas di “alleggerire” il testo dell’accordo finale, che ha richiamato l’impegno siglato l’anno scorso alla Cop28 di Dubai – dove si era fatto riferimento alla necessaria “transizione dai combustibili fossili” – senza però menzionare esplicitamente le fonti energetiche che causano il riscaldamento globale e il cambiamento climatico. Il documento non cita nemmeno misure concrete su come accelerare il phasing out dei combustibili di origine fossile.