Nel corso dell’ultimo anno, in Italia oltre 4.500 detenuti hanno ricevuto risarcimenti a causa dei trattamenti inumani, del sovraffollamento e dei casi di suicidio durante la detenzione. Sono i dati resi noti dal XIX Rapporto annuale di Antigone, l’associazione per i diritti e le garanzie delle persone detenute, presentato il 30 maggio, presso la Federazione Nazionale Stampa Italiana. “È vietata la tortura” è il titolo del Rapporto 2023, che offre uno sguardo crudo sulla realtà delle carceri italiane, rivelando una situazione che si discosta notevolmente dagli obiettivi costituzionali della pena detentiva.
Uno dei problemi principali resta il sovraffollamento, con oltre 9.000 detenuti in più rispetto ai posti disponibili. Il tasso medio di affollamento ufficiale è del 110,6%, ma se si considera che più di 3.500 posti letto sono indisponibili a causa di lavori di manutenzione, il tasso reale di affollamento raggiunge il 119%. In Europa solo Cipro e Romania presentano tassi di sovraffollamento carcerario superiori a quello italiano. Tuttavia, è importante sottolineare che la situazione non è uniforme su in tutto il territorio nazionale, con particolari criticità riscontrate in Lombardia (151,8%), Puglia (145,7%) e Friuli Venezia Giulia (135,9%). In alcuni istituti penitenziari, come il carcere di Tolmezzo (190%), San Vittore a Milano (185,4%), Varese (179,2%) e Bergamo (178,8%), il sovraffollamento raggiunge livelli estremi.
Sempre più spesso, poi, il sistema carcerario italiano diventa un luogo in cui vengono confinati individui con un disagio sociale. Secondo i dati raccolti da Antigone, quasi il 10% dei detenuti presenta gravi diagnosi psichiatriche, pari a 9,2 ogni 100 detenuti. Inoltre, il 20% assume potenti psicofarmaci come stabilizzatori dell’umore, antipsicotici o antidepressivi, mentre il 40,3% fa uso di sedativi o ipnotici. Nonostante queste cifre, il numero di ore di servizio settimanali fornite da psichiatri e psicologi nelle carceri è ancora insufficiente, con una media che varia dalle 8,75 alle 18,5 ore ogni 100 detenuti. La situazione si aggrava ulteriormente se si considera il numero crescente di suicidi nelle carceri italiane. Solo nei primi mesi del 2023 ne sono stati registrati 26 casi, mentre l’anno precedente si era raggiunto il triste record di 84 suicidi.
Attualmente, sia a livello parlamentare che governativo, si sta discutendo la modifica o addirittura l’abrogazione della legge che ha introdotto il reato di tortura nel codice penale italiano. La Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, la Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo e la Costituzione italiana stabiliscono, invece, che questa deve essere considerata un reato, Se venisse modificato i processi attualmente in corso verrebbero compromessi, portando a una generale impunità. In tal senso, Antigone è si è costituita parte civile nel processo per il brutale pestaggio di massa avvenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere nell’aprile 2020, che rappresenta il più grande processo per tortura in Europa, coinvolgendo oltre cento imputati tra poliziotti penitenziari e altri funzionari carcerari.