Contro lo spreco alimentare tante idee ma soprattutto buon senso

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Nonostante le tante campagne di sensibilizzazione e una Giornata nazionale dedicata alla prevenzione dello spreco alimentare, ogni famiglia italiana continua sprecare 20 kg di cibo l’anno per un valore complessivo di 15,48 miliardi su tutta la filiera se si considera anche lo spreco delle imprese. I produttori sono la causa di perdita economica e spreco per il valore di oltre 9 miliardi di euro tra agricoltura (26%), industria (28%) e distribuzione (8%).

Le famiglie invece contribuiscono per 6,48 miliardi. L’Onu punta a dimezzare lo spreco entro il 2030, ma per ora le iniziative messe in campo sono risultate insufficienti. La lotta allo spreco alimentare e alla fame rientra tra gli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 perché nel 2011 l’Organizzazione delle nazioni unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) aveva infatti calcolato che lo spreco rappresentava circa un terzo del totale degli alimenti prodotti a livello mondiale

Le idee 

Fortunatamente, sono tante le iniziative che singoli soggetti hanno studiato per il recupero del cibo ancora buono che altrimenti andrebbe nei rifiuti. Come “Seconda vita”, il progetto per il recupero del cibo in esubero nelle mense delle scuole di Nerviano, organizzato da Sodexo, azienda che gestisce il servizio di refezione scolastica nei plessi del paese, e dall’associazione Collage, che dal 1986 aiuta i bisognosi e le persone senza fissa dimora del territorio. Il tutto partito da una idea della scuola primaria Rita Levi Montalcini. Ma sarà ancora una volta l’intelligenza artificiale a dare un vero contributo al risparmio alimentare. È il caso di “Tuidi”, una startup che sfrutta questa tecnologia per ottenere una precisa previsione della domanda.

Questo permette di ottimizzare i processi dell’industria alimentare, in particolare nel settore del commercio al dettaglio. Gli algoritmi predittivi tengono conto di fattori esterni come clima, festività e concorrenza per prevedere le vendite e fornire suggerimenti per l’approvvigionamento al fine di minimizzare la mancanza di prodotti in magazzino, gli eccessi di stock e, di conseguenza, lo spreco alimentare. Geniale sembrerebbe anche Shelfy ideata da Vitesy. Grazie alla tecnologia fotocatalitica Shelfy elimina gli inquinanti presenti all’interno del frigorifero responsabili del deterioramento del cibo, riducendo gli odori e il numero di batteri. In questo modo, i cibi freschi di casa possono durare il doppio o addirittura il triplo rispetto alla loro normale vita.

Le “bag” a sorpresa piacciono

Tra le piattaforme antispreco la numero in Italia resta, erò, la danese Too Good To Go di cui avevamo già scritto l’anno scorso. Lanciata in oltre 600 comuni, conta più di 7 milioni di utenti e ha permesso di salvare più di 12 milioni di pasti, evitando così di vanificare l’emissione di oltre 22.500 tonnellate di CO2 impiegate per la produzione degli alimenti. Il meccanismo è apparentemente molto semplice. Il cibo invenduto “troppo buono per essere buttato” di bar, ristoranti, forni, pasticcerie, supermercati ed hotel viene messo in vendita online a prezzi ribassati in “bag” contenenti una selezione a sorpresa di prodotti e piatti freschi. Gli utenti della app non devono far altro che geolocalizzarsi, cercare i locali aderenti, ordinare e andarla a ritirare per scoprire cosa c’è dentro.

Buonsenso ed educazione dei giovani

Per contribuire, invece, in ambito domestico, i consigli che si possono trovare in rete per cambiare i propri comportamenti sembrano basarsi sostanzialmente sul vecchio buon senso. Ad esempio, può essere utile pianificare il menù settimanale, definire prima le quantità da acquistare e cucinare, evitare gli acquisti fatti d’impulso o in eccesso. Anche fare sempre la spesa dopo mangiato e mai a stomaco vuoto serve a controllare l’istinto di eccedere oppure imparare a riconoscere se un alimento è ancora buono può evitare selezioni troppo frettolose. Infine, imparare a leggere l’etichetta; riutilizzare gli avanzi dando libero sfogo alla fantasia culinaria; preferire monoporzioni o porzioni piccole se si ha l’abitudine di congelare i piatti pronti. Ma come sempre, l’arma vincente resta quella di educare le nuove generazioni.