Fermare le guerre è un dovere umano e morale. Acconsentire alle escalation ci porterà alla catastrofe
Offensive, controffensive, raid dai cieli, bombardamenti da terra, incursioni, sabotaggi. Centinaia di morti, migliaia di feriti, di innocenti travolti da una parte e dall’altra. Le incognite, i rischi incalcolabili, le nuove e più violente azioni. Il crescendo di guerre che ogni giorno di più azzera quel barlume di speranza che le parti in conflitto trovino le ragioni di una tregua per aprire spiragli per un negoziato. Avere il coraggio di parlare di pace. Assistiamo a raid su Gaza di Israele, così come i proclami terroristici di Hamas e le minacce di rappresaglia dell’Iran, dalle bombe russe alle incursioni ucraine, con crescente assuefazione. Così come il pericolo per tutti noi, di avvertire una sensazione di impotenza, come se il peggio – a cui non vogliamo pensare – fosse ormai inevitabile.
L’Unione parli di negoziati e pace
Desta anche sconforto come l’Unione Europea non moltiplichi i suoi sforzi nel far parlare la diplomazia. Nell’anteporre azioni di dialogo a quelle del conflitto. Se non avversità segna quantomeno perplessità il sostegno senza un filo di dubbio, dato dal Parlamento europeo alla risoluzione “offensiva” e di esplicito placet alle incursioni di Kiev in territorio russo. L’Unione europea, ha come scopo promuovere la pace e appare un paradosso discutibile il fatto che si supporti una azione che ora rischia di complicare di molto le cose. Una strategia che allargherà il conflitto portandolo sulla rampa di lancio di nuove prossime brutalità. Di bombe che mieteranno vittime innocenti, verso le quali pare non si abbia più tempo e voglia di riflettere. Nemmeno quel briciolo di sentimento umano e Cristiano nel pensare al male che gli uomini fanno ad altri e a se stessi. Non c’è più quel considerare che “scenari” e “teatri” di guerra sono animati da gente vera, da migliaia di giovani armati per uccidere altri giovani. Di colpire duro e senza pietà donne, bambini, anziani. Umanità indifesa che viene spazzata via come se fosse una presenza inutile e insignificante.
Il Papa, Crosetto e la Costituzione
Come Italia abbiamo nelle parole e nelle preghiere del Santo Padre una indicazione chiara. Un faro per la pace che rischiara la notte buia della caduta dei sentimenti umani. Ci sono le preoccupazioni del ministro della difesa, Guido Crosetto, quando sottolinea con sconforto, riferendosi alla nuova strategia di Kiev, che “L’attacco allontana la pace. Kiev attacca per difendersi ma è sbagliato”, mentre le armi dell’Italia date all’Ucraina sono esclusivamente “per la difesa”. Il ministro teme “un ulteriore peggioramento nell’atteggiamento bellico della Russia sul fronte ucraino”.
A Gaza come in Ucraina, per Crosetto, “nessun Paese deve invadere un altro Paese”. Sul filo della Costituzione, inoltre, come osserva il costituzionalista Michele Ainis quando sottolinea che: “La Carta ammette la guerra difensiva, ma per difendere il nostro territorio: se dovessimo difendere i territori invasi in tutto il mondo saremmo in guerra da sempre; per paradosso se dobbiamo armare chi viene aggredito, allora in questo mo- mento dovremmo fornire gli F-16 alla Russia”.
Fermare il baratro prima che sia troppo tardi
Sappiamo che la guerra in Ucraina è iniziata con l’occupazione russa, così come abbiano tragicamente in mente e negli occhi il ricordo dell’atto terroristico di Hamas del 7 ottobre contro i civili israeliani, ma evitare una escalation, è pur necessario. Non possiamo dare tutte le armi alla guerra senza percorrere i sentieri della diplomazia. Restare zitti sarebbe ammettere che siamo impotenti. Un silenzio di cui pagheremo care tutte le imprevedibili e spaventose conseguenze. Infatti c’è da chiedersi dove porterà tutto questo, quale sarà il risultato di uno scontro globale. Semmai avremo un giorno dei testimoni per raccontalo.