Le vite violente dei giovani. In bilico tra realtà, fiction e l’ossessione delle rete. Ragazzi sempre più esposti a molteplici forme di devianze fino agli omicidi dei genitori. Le istituzioni devono sostenere le famiglie e la scuola. Incentivare attività di impegno sociale, di volontariato e di lavoro.
Giovani fragili e spietati, che uccidono i genitori che li hanno accuditi, amati e cresciuti. Potrebbe essere questo un giudizio morale duro e definitivo. Noi, invece, siamo dalla parte di chi vuole comprendere un fenomeno, quello delle devianze minorili, quello della crescente ondata di violenza che pervade una parte di giovani. Fino a quei omicidi messi tragicamente in atto da ragazzi contro le loro stesse famiglie e tra le mura domestiche. Cosa c’è dietro i casi di Bolzano, di Avellino di Reggio Emilia? Solo per rimanere agli ultimi drammatici casi di cronaca. Ci sono famiglie normali, attente alla educazione dei figli, premurose dei loro stati d’animo, e sono aspetti veri che emergono da tutte le indagini e relazioni degli inquirenti. Si potrebbe dire che si tratta di un “malessere del benessere”, perché a nessuno dei ragazzi che hanno confessato gli omicidi mancava qualcosa di concreto.
CONFUSIONE E ABBAGLI ESISTENZIALI
Avevano il denaro commisurato alle loro esigenze, la disponibilità di un auto, dell’andare in vacanza, di avere un luogo tutto proprio, e molto altro ancora. Se non è il malessere economico c’è da chiedersi cosa allora manca? Possiamo fare una analisi in linea con le recenti preoccupazioni del mondo dell’educazione, della scuola, delle associazioni cattoliche e delle famiglie. I ragazzi vivono in modo confuso e abbagliante sotto la pressione costante delle nuove tecnologie. Vivono in simbiosi con quell’uso esagerato della rete, di quell’intrattenimento continuo ossessivo di tutto ciò che può esaltare e innescare fenomeni di devianze. Non è forse un caso che nel profilo Instagram del ragazzo che ad Avellino ha accoltellato a morte il padre della sua ragazza ci sono riferimenti e identificazioni personali a saghe di fiction televisive su vampiri, storie di giovani criminali, di denaro, potere, droga, prostituzione, di efferatezze di ogni genere. In tutti i delitti riemerge quel cocktail di fantasia e violenze, dove i limiti tra irrealtà e realtà sono stati da tempo superati. Senza che siano stati realizzate quelle tutele e, se vogliamo barriere, per far comprendere quella diversità tra finzione e vita. In questa opera educativa non ci riesce più la scuola, la famiglia o quel ruolo importante che prima avevano le istituzioni cattoliche vicino ai giovani. Non vogliamo generalizzare perché c’è un mondo di ragazzi di grandi capacità e impegno. La crisi di valori tuttavia che da lungo tempo avvertiamo anche nel nostro vivere quotidiano è un dato che purtroppo contraddistingue la società contemporanea.
AGGRESSIVITA’ E MALESSERE
Nel contempo non abbiamo più forza nel contrastare una ondata di violenze, di capovolgimento di senso di una società che non cerca più il bene comune, la reciproca pacifica convivenza e la protezione degli adolescenti ma li espone al peggio. Come quella di stare dalla parte del violento, seguire i principi dell’omertà e negare quelli del vivere sociale. Il bullismo nelle scuole, ad esempio. Un modo di agire che non è più nel disagio delle periferie, ma si diffonde nella media borghesia. C’è una società del benessere che si scopre povera di valori. Una media borghesia che ha smarrito il senso dei legami familiari. I ragazzi vivono in un continuo assedio delle molteplici proposte di aree di devianze su territori pericolosi come l’aggressività, l’abbandono degli studi, di corsi di formazione, per aggrapparsi ad alcol, droga, il tutto in un universo di violenza.
I numeri di una crescita del disagio giovanile sono evidenti. L’aumento del ricorso al servizio di neuropsichiatria per adolescenti e giovani, con una domanda che supera di gran lunga l’offerta del servizio e che conta migliaia di casi, è un altro forte e allarmante segnale di questo malessere. Tutto ciò deve far riflettere. Capire che i giovani sono il nostro futuro che vanno sostenuti, orientati secondo le loro vocazioni e interessi, è un nostro dovere. La risposta deve essere nella famiglia come luogo nevralgico di impegno. Questo ruolo come quello della scuola vanno riaffermati con impegno e rigore. Il Paese è cambiato, sono cambiati radicalmente i costumi, le necessità, ma il futuro ci aspetta e aspetta i giovani che diventeranno adulti. Capire che c’è necessità di dare sostegni alle famiglie, ai genitori nel loro difficile ruolo. Le istituzioni e la politica devono mobilitarsi. È una emergenza che la pandemia sta mettendo in evidenza in tutta la sua cruda realtà. Bisogna dare più fondi per l’educazione, la didattica, per la scuola, soprattutto per il coinvolgimento di giovani in azioni di volontariato, in attività di impegno sociale e di lavoro. Sono questi gli unici antidoti che ancora abbiamo.