La guerra in Ucraina sarà al centro anche della 43^ edizione del Meeting di Rimini per l’Amicizia tra i popoli organizzato da Cl, che si terrà nei padiglioni della Fiera dal 20 al 25 agosto prossimi. Il conflitto, i suoi dolori, soprattutto per bambini e donne, e le sue conseguenze ancora imponderabili per il contesto geopolitico. A testimoniarlo persone sia ucraine sia russe, con l’intento di dare spazio alle comuni radici culturali europee. Lo ha spiegato il presidente della Fondazione Meeting, Bernhard Scholz, parlando del titolo scelto per quest’anno, “Una passione per l’uomo”: “Il titolo del nostro incontro – ha spiegato il presidente – vuole essere l’invito a condividere una rinnovata passione per chi soffre, per le libertà, per chi è vittima della guerra. Il libro del Papa, “Il coraggio di costruire la pace” – ha aggiunto -, sarà tema centrale”.
La guerra non può diventare la nostra normalità
È monsignor Paul Richard Gallagher, Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede, ad affrontare durante la presentazione ufficiale della kermesse il tema della guerra: “In queste circostanze – ha detto monsignor Gallagher – è necessario rilanciare gli sforzi della diplomazia, sempre attenta e pronta ad agire, a partire dall’osservanza dei vari principi fondamentali del diritto internazionale: l’integrità e l’inviolabilità territoriale, il diritto all’autodeterminazione, il diritto di vivere nella sicurezza e nella pace, il diritto alla difesa ecc. Oggi infatti l’umanità intera, più che mai, è chiamata a promuovere la mentalità della pace e della fratellanza umana: non possiamo abituarci a vivere come se la guerra fosse la normalità”.
La diplomazia ha fallito come strumento di pace. Anche il Papa a Kiev
L’arcivescovo ha, poi, raccontato del suo viaggio a Kiev. La guerra in Ucraina, ha detto, “è uno scandalo per noi, è successo nei nostri tempi qualcosa che noi europei pensavamo fosse archiviato. Dobbiamo riconoscere il fallimento della diplomazia“, che “non ha funzionato” per “evitare il conflitto”, ma “anche in questo momento di crisi dobbiamo rinnovare il nostro impegno” per la pace. Monsignor Gallagher ha ricordato il senso di “sgomento e incredulità”, per “il fatto di trovarsi in Europa in un momento di guerra, qualcosa che non avremmo mai immaginato. La guerra a casa era qualcosa di cui parlava mio padre, ricordando anche mio nonno che aveva combattuto la prima guerra mondiale”. In Ucraina “ho visto un popolo coraggioso, che vuole resistere, combattere e vincere. Le persone profondamente traumatizzate dalla separazione delle famiglie, dalla perdita di tante vite giovani”. Per questo anche Papa Francesco si recherà a Kiev, ha confermato il segretario per i rapporti con gli Stati della Santa Sede.
Il Papa sogna una diplomazia “preventiva” non “reattiva”
Nonostante gli insuccessi, la diplomazia continua ad avere un ruolo centrale, vista anche alla luce dell’insegnamento di Papa Francesco. “Proprio lui – ha confidato – mi ha detto di volere una diplomazia non che reagisce ma che anticipa, insomma una sorta di ‘diplomazia preventiva’”. L’Unione europea e le Nazioni Unite devono prendere atto che la guerra è ancora una possibilità, anche all’interno dei nostri confini, ha sottolineato l’arcivescovo. “Dobbiamo prevedere e anticipare i conflitti, è difficile trovare un angolo del pianeta dove non ci sono conflitti – anche economici, sociali e culturali – ma dobbiamo ribadire i principi fondamentali del diritto internazionale”. Alcune istituzioni non hanno funzionato appieno e occorre procedere a una loro “innovazione, come ad esempio – ha detto il ministro degli Esteri vaticano – per l’Ocse che non ha funzionato bene, così come la stessa Ue e l’Onu. Chi avrebbe mai pensato che durante la visita a Kiev della missione Onu, un membro del Consiglio di sicurezza avrebbe lanciato dei missili contro la città?”. Ma bisogna anche già guardare al futuro. “Dobbiamo aiutare il popolo ucraino a ricostruire il tessuto sociale del Paese: si tratta di persone profondamente traumatizzate, che avranno bisogno di aiuto in futuro”.
Le sfide economiche per le conseguenze della guerra, senza dimenticare l’ambiente
In agosto sarà dato spazio, nei numerosi dibattiti con esponenti politici, dell’economia e della società, a partire dal presidente del Consiglio Mario Draghi, anche alle conseguenze della guerra, le sfide per l’economia dovute alle sanzioni e alle diverse restrizioni, nella comune convinzione che la transizione ecologica debba rimanere una preoccupazione prioritaria. “Guidati dal titolo ‘Una passione per l’uomo’ – ha ribadito Scholz – vogliamo dare quest’anno un’attenzione particolare all’educazione, alla famiglia e alla scuola, in un contesto sociale sempre di più caratterizzato da fragilità esistenziali e tante domande di senso”.