A colpire le tasche degli italiani dopo il Covid è subentrata l’inflazione dovuta al rialzo dei prezzi di alcune materie prime e generi alimentari a causa del conflitto in atto, che ha inciso sul potere di acquisto delle famiglie e sui consumi. Il risultato che fotografa il censimento annuale Istat è che il dato sulla povertà assoluta (che misura la capacità di spesa mensile delle famiglie povere), in Italia non è sceso nonostante quei segnali di ripresa economica del Paese di cui più volte ha parlato il presidente Draghi.
Restano, dunque, in povertà assoluta poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come l’anno precedente). Prevedibilmente, il fenomeno colpisce maggiormente le aree del Sud, le famiglie numerose, quelle in affitto e gli stranieri. Parliamo di cifre che raggiungono il massimo storico dall’anno in cui si è iniziato a misurare questo indicatore. Solo una istruzione superiore sembrerebbe mettere in parte al riparo le persone. Nel 2018-2019 il reddito di inclusione e reddito di cittadinanza avevano oggettivamente fatto lievemente scendere il numero persone in totale fragilità, effetti totalmente annullati dal Covid.
Tra i bambini i più colpiti sono quelli tra i 4 e i 6 anni
Ma a colpire maggiormente sono le informazioni relative all’infanzia, che resta una condizione in grossa difficoltà anche in un Paese come il nostro altamente civilizzato. Nel 2021, la povertà assoluta in Italia colpisce 1 milione 382mila bambini, il 14,2%, rispetto al 9,4% degli individui a livello nazionale. L’incidenza varia dall’11,4% del Centro al 16,1% del Mezzogiorno. Nel confronto con il 2020, le condizioni dei minori registrano un peggioramento per i bambini più piccoli, quelli dai 4 ai 6 anni (15,4% dal 12,8%), in particolare nel Centro. Le famiglie in povertà assoluta in cui sono presenti minori sono quasi 762mila. Naturalmente, i valori più elevati si riscontrano in quelle famiglie dove frequentemente convivono più nuclei familiari, il 26,6%, contro 16,3% delle famiglie di altra tipologia nel loro complesso.
I bambini stranieri sono quelli che stanno peggio
La cittadinanza gioca un ruolo importante nel determinare la condizione socio-economica della famiglia. Si attesta all’8,3% l’incidenza di povertà assoluta delle famiglie con minori composte solamente da italiani, mentre cresce al 36,2% (dal 28,6% del 2020) per le famiglie con minori composte unicamente da stranieri e arriva al 30,7% nel caso in cui nella famiglia in cui sono presenti minori ci sia almeno uno straniero, ben due volte e mezzo rispetto al valore medio delle famiglie con minori.
Zuppi: “Non si deve lasciare nessuno indietro”
I dati sconsolanti dell’Istat, che ci dicono che l’orizzonte post-pandemico tanto agognato non è stato risolutivo, colpiti dalla nuova piaga dell’aumento dei prezzi spesso ingiustificati, frutto solo di speculazioni spregiudicate, hanno spinto anche il nuovo presidente della Cei, cardinal Zuppi, a intervenire ricordando che “da soli non se ne esce” e che la solidarietà è un dovere verso persone che “tante volte sono i vicini di casa o quelli che incontriamo tutti i giorni per strada”. Non dobbiamo mai dimenticare, ha detto il cardinale, “l’urgenza delle lacrime, della sofferenza, delle difficoltà di quelle persone”. “Se quei 5 milioni di italiani poveri che sono sulla soglia della povertà o l’hanno già oltrepassata non sono persone, storie, volti, restano una statistica su cui lavorare. Qualche volta il giorno dopo ce le siamo dimenticate”.
Fonte foto: Saverio De Giglio – Imagoeconomica