Aumenta il numero delle famiglie in povertà relativa e assoluta, crescono i giovani Neet e le persone in smart working. Si accorcia di poco l’aspettativa di vita. diminuiscono le competenze matematiche degli studenti di III media. Ciononostante sale il benessere soggettivo. Le persone molto soddisfatte per la vita (voti tra 8-10) over14 anni passano dal 43,2% del 2019, al 44,3% nel 2020 e al 46,0% nel 2021.
Questa la foto dell’Istat Nel suo rapporto annuale “Bes sull’Italia dopo il Covid.”
+0,8% tasso di occupazione, che però resta sotto livelli pre-pandemia
Nel 2021 l’occupazione torna a crescere, recuperando però solo parzialmente le ingenti perdite subite a causa dell’emergenza sanitaria. Il 2021 segna un parziale recupero dell’occupazione persa nel 2020, pari a +128 mila occupati tra le persone di 20-64 anni in media annua. Il tasso di occupazione tra i 20 e i 64 anni sale al 62,7% (+0,8 punti percentuali), ma resta ancora al di sotto del livello pre-pandemico. La dinamica mostra tuttavia un progressivo miglioramento nel corso dell’anno.
Più povera una famiglia su tre
Quasi una famiglia su tre ha visto peggiorare la propria situazione economica. Il perdurare dell’emergenza sanitaria ha determinato nel 2021 un ulteriore incremento della quota di famiglie in difficoltò, che passano dal 29% del 2020 al 30,6% nel 2021, quasi cinque punti percentuali in più rispetto al 2019 (25,8%). Nel 2021, il reddito disponibile delle famiglie e il potere d’acquisto hanno segnato una ripresa, pur restando al di sotto dei livelli precedenti la crisi
Italia resta prima per giovani che non studiano, non lavorano, non cercano
Italia al primo posto in Europa per presenza di Neet, ossia di giovani che non studiano, non lavorano e non ricercano lavoro. Il fenomeno interessa in modo particolare le ragazze e il segmento anagrafico compreso tra i 15 e i 29 anni. Nel 2021 i Neet sono al 23,1% del totale dei giovani. Nel secondo trimestre 2020, nel pieno della fase 1 della pandemia, è evidente l’incremento in tutta la UE di giovani al fuori del contesto di istruzione e non occupati (+1,7 punti nel secondo trimestre 2020 rispetto al trimestre precedente), incremento trainato da paesi come Spagna (+4,2) ma anche Francia (+2,8) e che nel nostro Paese è più modesto e leggermente al di sotto della media europea (+1,6). L’Italia però presenta comunque dei valori assoluti strutturalmente molto più elevati, molto al di sopra degli altri paesi europei.
Verso una formula mista casa-ufficio
Nel 2019 il lavoro da casa era una modalità di lavoro per appena il 4,8% degli occupati; nel secondo trimestre del 2020 ha raggiunto il picco del 19,7%. Il ricorso al lavoro da casa, tra il 2020 e 2021, è passato dal 13,8% al 14,8% (circa +260 mila occupati). Nel corso del 2021 si registra una sorta di convergenza verso una modalità mista di lavoro, che combina lavoro da casa e lavoro in presenza.
Più lunghi i contratti a tempo determinato, persiste la precarietà
Il calo dell’occupazione del 2020 ha coinvolto soprattutto il lavoro precario di breve durata, sia per il mancato rinnovo di contratti in scadenza, sia per le mancate attivazioni di nuovi rapporti di lavoro. Si è allungata, invece, la durata dei contratti a tempo determinato, che, però, scendono al 17,5% del totale dei lavoratori precari. Un numero comunque elevato considerando che si tratta di una categoria di occupati intrappolati in condizione di precarietà lavorativa. La ripresa occupazionale del 2021 ha riguardato esclusivamente dipendenti a termine e collaboratori, soprattutto di breve durata.
Più occupate le donne senza figli
Le donne tra i 25 e i 49 anni sono occupate nel 73,9% dei casi se non hanno figli, mentre lo sono nel 53,9% se hanno almeno un figlio di età inferiore ai 6 anni. La situazione di maggior difficoltà rimane comunque nel Mezzogiorno, dove lavora solo il 35,3% delle donne con figli piccoli, quasi la metà rispetto al Centro (62,7%) e al Nord (64,3%).
Cresce la presenza delle donne nei CDA
La presenza femminile nei consigli di amministrazione delle grandi società quotate in Borsa continua a crescere e nel 2021 si attesta al 41,2%, con uno stacco di quasi 10 punti percentuali in più della media dei 27 Paesi dell’Unione (30,6%). È il risultato delle ulteriori misure introdotte dalla legge di bilancio 2020, che ha innalzato al 40% la quota femminile in questi organi e aumentato da tre a sei il limite massimo di mandati consecutivi.
Senza crescita prezzi sarebbe lievemente diminuita la povertà assoluta
Nel 2020 il tasso di povertà assoluta ha raggiunto i suoi massimi dal 2005, con 1 milione circa di poveri assoluti in più e valori dell’incidenza pari al 7,7% per le famiglie e al 9,4% per gli individui. Nel 2021, pur in uno scenario economico mutato, la povertà assoluta si mantiene stabile, riguardando oltre 1 milione 950mila famiglie (7,5%) e più di 5 milioni 500 mila individui. Senza la crescita dei prezzi al consumo registrata nel 2021 (+1,9%) l’incidenza di povertà assoluta sarebbe stata pari al 7% a livello familiare e all’8,8% a livello individuale, in lieve calo, quindi, rispetto al 2020.