La terribile combinazione di pandemia, crisi climatica e guerra sta inficiando quei piccoli progressi che si stavano registrando rispetto alle condizioni di vita dei bambini e delle bambine nel mondo. Nei paesi più fragili, ma non solo, decine di milioni di bambini stanno perdendo la casa, la scuola, il cibo necessario, la salute fisica e mentale. Il conflitto in Ucraina ha cancellato l’infanzia di un bambino ogni secondo dall’inizio dell’escalation, costringendoli a lasciare tutto e a fuggire sotto le bombe, con la stessa velocità con cui le crisi del grano e dell’energia, prodotte da questa guerra, stanno ampliando la più grave emergenza alimentare del XXI secolo.
Già nel 2021 si registravano 26 milioni di bambini sotto i 5 anni colpiti dal deperimento e oltre 5 milioni a rischio di morte, perché quello ucraino non è certo il primo e il solo fronte aperto di questi anni. E se le guerre, che mietono sempre più vittime tra i civili, non bastassero c’è la crisi climatica che minaccia oggi oltre 1 miliardo di bambine e bambini. Per finire bisogna tenere conto delle disuguaglianze create dal Covid, che ha spinto nella povertà assoluta altri 200.000 bambini, per un totale di quasi 1milione 400mila minori. A causa della pandemia, poi, 117 milioni di bambini nel mondo sono ancora senza scuola (il 7,5% circa della popolazione scolastica). Nei Paesi più poveri si sono persi il 66% di giorni di scuola in più rispetto ai Paesi ricchi, mentre 1 bambino su 5 rischia di abbandonare definitivamente gli studi esponendosi a sfruttamento, violenze e matrimoni precoci.
L’Italia la peggiore in Europa
Secondo la fotografia scattata dal meeting di tre giorni ancora in corso “Impossible 2022” organizzato da Save the Children, l’Italia risulta essere tra i Paesi europei più “ingiusti” nei confronti delle nuove generazioni, visto che la povertà assoluta colpisce il 14,2% della popolazione sotto i 17 anni, rispetto al 9,1% tra i 35 e i 64 anni, e al 5,3% tra i 65enni e oltre. Una forbice tra le più ampie in Europa. In altre parole, da noi ogni bambino ha il triplo delle possibilità di trovarsi in condizioni di povertà assoluta rispetto agli over 65 e il doppio delle probabilità rispetto a tutto il resto della popolazione.
Sulla formazione si gioca il futuro delle generazioni
Alla marginalità sociale va aggiunto anche il fenomeno della dispersione scolastica implicita, cioè il mancato raggiungimento del livello minimo di competenze a 15 anni, che riguarda quasi la metà degli studenti italiani (45% in italiano, 51% in matematica). Una condizione davvero poco onorevole, che è ben nota alle nostre istituzioni. “L’offerta di servizi di educazione primaria in Italia – ha, infatti, riconosciuto il commissario europeo per gli affari economici e monetari Paolo Gentiloni – soffre di forti carenze strutturali, è stata anche oggetto di una raccomandazione europea che chiede di garantire l’accesso ai servizi di assistenza all’infanzia e di investire nel miglioramento dei risultati scolastici e al rafforzamento delle competenze in particolare quelle digitali”. Tra le misure più significative previste dal Pnrr a supporto della infanzia, Gentiloni ha citato “l’ampliamento dell’offerta degli asili nido, il rafforzamento delle competenze quantitative tecnologiche e linguistiche nelle scuole, il potenziamento delle infrastrutture scolastiche incluse quelle digitali, l’estensione del tempo pieno e per la riduzione dell’abbandono scolastico.
Investire di più nella Child Guarantee
Per migliorare la situazione italiana, una delle proposte avanzate dai “cantieri” di preparazione attivati nei mesi scorsi dall’Organizzazione, è stata, infatti, quella di raddoppiare l’investimento sul piano nazionale della Child Guarantee e di prevedere lo stanziamento di almeno il 10% di tutte le risorse della nuova programmazione del Fondo Sociale Europeo Plus (pari a circa 1milardo e 300milioni) a favore dei minori.