Dal 2014 ad oggi cresce la povertà nel nostro Paese. Anche al Nord raddoppia così come aumentano i lavoratori poveri. Povertà minorile ai livelli massimi. “Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi”, le parole di Papa Francesco
Domenica scorsa, 17 novembre 2024, è stata celebrata la VIII Giornata Mondiale dei Poveri voluta fortemente da Papa Francesco per sollecitare la Chiesa a “uscire” dalle proprie mura per incontrare la povertà nelle molteplici accezioni in cui essa si manifesta nel mondo di oggi. L’iniziativa segue esattamente di un mese la più laica, ma altrettanto significativa, Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Povertà, istituita dall’ONU per richiamare l’attenzione globale sulle disuguaglianze e promuovere azioni concrete a livello globale. “Eliminare la povertà globale […] – ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres – richiede che i Governi ricostituiscano istituzioni e sistemi, che diano priorità alle persone. Richiede che investano nel lavoro dignitoso, nelle opportunità di apprendimento e
nella protezione sociale, affinché ci siano possibilità per uscire dalla povertà”.
La ricorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della povertà ha radici antiche perché risale al 17 ottobre 1987, quando oltre centomila persone si riunirono al Trocadéro di Parigi per proclamare la povertà come una violazione dei diritti umani, mentre è del 2017 la prima giornata indetta dal Papa sullo stesso tema. In quella prima occasione il Pontefice disse: “Non amiamo a parole ma con i fatti”. Ma la situazione in realtà sembra essere peggiorata sia a livello mondiale che in casa nostra.
Oggi in Italia vive in una condizione di povertà assoluta il 9,7% della popolazione, praticamente una persona su dieci. Complessivamente si contano 5 milioni 694mila poveri assoluti, per un totale di oltre 2 milioni 217mila famiglie (l’8,4% dei
nuclei). Il dato, in leggero aumento rispetto al 2022 su base familiare e stabile sul piano individuale, risulta ancora il più alto della serie storica, non accennando a diminuire. Se si guarda infatti ai dati in un’ottica longitudinale, dal 2014 ad oggi la crescita è stata quasi ininterrotta, raggiungendo picchi eccezionali dopo la pandemia, passando dal 6,9% al 9,7% sul piano individuale e dal 6,2% all’8,4% sul piano familiare.
Giovani e famiglie i più fragili. La casa è una emergenza sociale
A dirlo è la ventottesima edizione del “Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia” della Caritas Italiana, un lavoro che come di consueto ha l’intento di accendere i riflettori sul fenomeno della povertà, rendendo maggiormente visibili alle comunità, civili ed ecclesiali, le tante storie di deprivazione oggi esistenti. Dall’analisi dei dati Caritas emerge che il lavoro povero e intermittente dilaga, con salari bassi e contratti atipici che impediscono una vita dignitosa. I giovani e le famiglie con figli sono le fasce più vulnerabili. Il disagio abitativo rappresenta un’emergenza, con famiglie senza casa o in condizioni abitative inadeguate. L’accesso all’istruzione e alle nuove tecnologie diventa un miraggio per fasce sempre più ampie della popolazione, alimentando le disuguaglianze.
Cresce la povertà al Nord
Contro le convinzioni radicate nel nostro Paese, dal 2014 al 2023 il numero di famiglie povere residenti al Nord è praticamente raddoppiato, passando da 506mila nuclei a quasi un milione (+97,2%), mentre nel resto dell’Italia la crescita è stata molto più contenuta. Oggi in Italia il numero delle famiglie povere delle regioni del Nord supera quello di Sud e Isole complessivamente. L’incidenza percentuale continua a essere ancora più pronunciata nel Mezzogiorno (12,0% a fronte dell’8,9% del Nord), anche se la distanza appare molto assottigliata; nove anni fa la quota di poveri nelle aree del Meridione era più che doppia rispetto al Nord: 9,6% contro il 4,2%.
Ai massimi storici la povertà minorile
Accanto alla questione “settentrionale”, un altro nodo da richiamare è quello della povertà minorile, che da tempo sollecita e preoccupa. L’incidenza della povertà assoluta tra i minori oggi è ai massimi storici, pari al 13,8%: si tratta del valore più alto della serie ricostruita da Istat (era 13,4% nel 2022) e di tutte le altre fasce d’età. Lo svantaggio dei minori è da intendersi ormai come endemico nel nostro Paese visto che da oltre un decennio l’incidenza della povertà tende ad aumentare proprio al diminuire dell’età: più si è giovani e più è probabile che si sperimentino condizioni di bisogno. Complessivamente si contano 1milione 295mila bambini poveri: quasi un indigente su quattro è dunque un minore. Preoccupa poi il dato sull’intensità della povertà: i nuclei dove sono presenti bambini appaiono i più poveri dei poveri (avendo livelli di spesa molto inferiori alla soglia di povertà).
Alle mense Caritas sempre più lavoratori poveri
Un altro elemento di allarme sociale che si coglie dagli ultimi dati Istat rilasciati lo scorso 17 ottobre, riguarda i lavoratori. Continua, infatti, a crescere in modo preoccupante la povertà tra coloro che possiedono un impiego. Complessivamente
tocca l’8% degli occupati (era il 7,7% nel 2022), anche se esistono marcate differenze in base alla categoria di lavoratori. Se si ha una posizione da dirigente, quadro o impiegato l’incidenza scende al 2,8%, mentre balza al 16,5% se si svolge un lavoro da operaio o assimilato (dal 14,7% del 2022). Quest’ultimo in particolare è un dato che spaventa e sollecita, segno emblematico di una debolezza del lavoro che smette di essere fattore di tutela e di protezione sociale. “Quanti nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi – ha commentato quest’anno Papa Francesco -, quante vittime innocenti!”