“Ennesima notte di soccorsi, di lampeggianti, ambulanze, di autobus che trasportano persone che hanno vissuto l’inferno nel mare, occhi spalancati dalla paura di uomini che salvano vite umane. Quanto deve durare ancora tutto questo? Quanti morti dovrà ricevere ancora quest’isola?”. È stata questa la dichiarazione del sindaco di Lampedusa Filippo Mannino riguardo l’ennesima tragedia che si è abbattuta su una delle Isole Pelagie. Un barchino di 6 metri con a bordo otto cadaveri è stato recuperato ieri sera dalla motovedetta Cp324 della Guardia costiera che ha effettuato il soccorso a 42 miglia da Lampedusa, in acque Sar Maltesi. Tutto è cominciato dalla mattina quando l’imbarcazione era stata avvistata da un peschereccio tunisino che si trovava fra l’Italia e Malta. I pescatori hanno richiesto alle autorità marittime i soccorsi, spiegando via radio che a bordo vi era probabilmente un cadavere. Trattandosi di acque Sar Maltesi, i soccorsi sono stati delegati a Malta. Solo nel tardo pomeriggio è stata formalizzata la richiesta di aiuto da parte dei maltesi al comando generale della Capitaneria di porto di Roma.
La motovedetta giunta sul posto ha trovato una situazione disperata. A bordo c’erano otto cadaveri, 5 uomini e 3 donne, una delle quali in avanzato stato di gravidanza. Secondo quanto raccontato dai migranti sopravvissuti, sarebbero morti di fame e di freddo. Ma ci sarebbero anche altri due dispersi. I superstiti hanno riferito che sul barcone c’era una donna con il suo neonato di quattro mesi che, a causa del freddo, è morto durante il viaggio e la donna, per disperazione, lo ha gettato in mare. Un uomo s’è tuffato in acqua sperando di recuperare il corpo del neonato, ma è annegato fra le onde. Anche la madre del neonato, a causa del freddo e della fame, è morta poche ore dopo aver gettato in acqua il suo bambino. Ed il suo cadavere, così come quello degli altri sette compagni di viaggio, è stato lasciato all’interno dello scafo. Ma anche i sopravvissuti erano in condizioni disperate.
I migranti hanno riferito ai mediatori culturali di essere partiti da Sfax, in Tunisia, alle 3 di sabato scorso con l’imbarcazione di 6 metri. Prima di partire erano stati rinchiusi per mesi in una safe house di Mahdia e per questo hanno accettato di partire, nonostante il freddo. Le salme sono state portate nella piccola camera mortuaria del cimitero di Cala Pisana dove dovranno essere sottoposte a ispezione. cadaverica. La Procura di Agrigento ha aperto un fascicolo d’inchiesta. Non c’è stato solo il tragico sbarco con otto persone morte questa notte a Lampedusa. Altri 156 migranti sono giunti sull’isola fra la notte e l’alba, dopo che tre diversi barconi sono stati agganciati dalle motovedette della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Porto. Sul primo natante, c’erano 38 persone (11 donne e 4 bambini) che hanno riferito di essere originari di Burkina Faso, Camerun, Costa d’Avorio, Gambia e Guinea. Sul secondo erano in 82 (14 donne e 5 minori), mentre sul terzo c’erano 36 migranti (5 donne e 1 minore). Secondo quanto riferito, sono partiti da Sfax in Tunisia e tutti hanno parlato di una safe house a Mahdia. I quattro diversi gruppi sono stati rifocillati e, dopo i primi controlli sanitari effettuati direttamente a molo Favarolo, portati all’hotspot di contrada Imbriacola dove ora sono presenti 282 ospiti.