“Sono stata una bambina invisibile”, una di quelle che gli altri bambini ignorano, con cui all’improvviso non giocano più. La senatrice Liliana Segre preferisce andare a braccio, non seguire il discorso preparato, lasciandosi andare ai ricordi della sua esperienza di vittima, prima di pregiudizi, poi di minacce e poi di una vera e propria persecuzione antisemita, per spiegare le ragioni del perché di una Commissione parlamentare sui reati d’odio. Odio che all’inizio parte sempre dalle semplici parole, per questo le discriminazioni e le manifestazioni di odio sul web non sono da sottovalutare.
Sotto pandemia aumentati i discorsi d’odio
Il documento presentato al Senato sancisce la fine del primo anno di lavori della Commissione Anti-discriminazioni, di ricerche documentali su base europea e internazionale e più di 100 audizioni. I dati raccolti dall’osservatorio parlamentare, purtroppo, dimostrano come sotto pandemia i crimini d’odio sul web siano pericolosamente aumentati, soprattutto verso ebrei, islamici, migranti e donne, vittime di un numero inimmaginabile di violenza anche in rete. “Il professor De Biase – si legge nella relazione della Segre – nel corso dell’audizione ha parlato di una ‘gigantesca ondata’ di discorsi d’odio; secondo la professoressa Santerini negli ultimi anni non solo si è registrato un preoccupante aumento dell’antisemitismo e del razzismo su web, ma assistiamo anche ad una evoluzione del fenomeno in nuove forme. Dati questi confermati dall’ambasciatore dello Stato di Israele in Italia e dalla dottoressa Noemi Di Segni, Presidente dell’Ucei. Anche la ministra della Giustizia Marta Cartabia ha denunciato l’aumento assai marcato della circolazione dei discorsi d’odio veicolati dai social, con punte particolarmente preoccupanti durante il lungo periodo della pandemia”.
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Particolarmente netta è stata la denuncia dell’Alto commissario delle Nazioni Unite, Michelle Bachelet, che ha dichiarato alla Commissione: ”l’odio aumenta (…) i social media sono un mezzo importante di diffusione dell’odio online”. La consapevolezza della gravità dei problemi e dell’aumento esponenziale dei ”discorsi d’odio” grazie alla diffusione delle nuove tecnologie online ha portato la Commissione a spingere perché presto ci siano interventi normativi orientati a creare una nuova fattispecie di reato e una regolamentazione della rete a tutela delle vittime. Per Bachelet, infatti, non può essere un algoritmo a decidere al posto degli uomini. Quelli di odio uelli di odio,sono reati che “colpiscono le minoranze – ha detto il senatore Verducci, vice presidente della Commissione – togliendo loro dignità e, soprattutto, il potere della parola”, come a quei bambini invisibili ricordati in apertura dalla senatrice Liliana Segre.
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1 tweet ogni due minuti è contro donne, 1 ogni quattro minuti contro musulmani, 1 ogni dieci minuti contro ebrei, 1 ogni 11 minuti contro omosessuali. Secondo un report 2021 di Amnesty International risultano discriminatori/odiosi il 27% dei commenti riferiti a donne, il 25% alla comunità Lgbt, il 42% all’immigrazione. “Il compito della Commissione – si legge nel testo scritto dalla Segre – non è mai stato ‘colpevolizzare’ i social e le piattaforme, men che mai limitare il diritto di espressione”. Si tratta di contemperare due diritti, quello, appunto, della libertà di espressione e quello della dignità della persona. Lo stesso Presidente Emmanuel Macron ha definito ”priorità massima” proprio l’approvazione, insieme al Digital Markets Act (DMA), del Digital Services Act, promosso dalla Commissione Europea per traghettare l’Europa verso una nuova fase della Strategia europea di regolamentazione delle piattaforme digitali.