Mattarella: cessate il fuoco immediato per porre termine alla sequela di orrori che si sono susseguiti dal 7 ottobre
Un anno fa Hamas attaccò inermi civili israeliani e la guerra scatenata finora è costata oltre 1.200 israeliani uccisi e 251 presi in ostaggio, quasi 42mila palestinesi morti a Gaza e più di duemila libanesi che hanno perso la vita. A cadere in quella striscia di terra anche 200 dipendenti e volontari delle Nazioni Unite e un centinaio di giornalisti. Si contano anche centinaia di migliaia di sfollati che vivono una crisi umanitaria colossale. Per gli israeliani quello del 7 ottobre 2023 è stato “il peggior massacro dall’Olocausto” e ha scatenato una reazione che oggi, dopo la distruzione di Hamas e anche di Hezbollah, potrebbe portare a una guerra aperta con l’Iran. Nelle mani dei terroristi ci sono ancora 110 ostaggi, di cui si ritiene che poco più della metà siano ancora in vita e che siano utilizzati come “scudi umani” per tutelare la vita del leader di Hamas. Intanto, dopo le parole del premier israeliano Netanyahu: “risponderemo all’Iran, ne abbiamo il diritto”, Teheran avverte Tel Aviv: “Non giocare con il fuoco”.
Mattarella: cessate il fuoco
Ieri il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, proprio ricordando questo tragico primo anniversario ha ribadito: “È più che mai necessario giungere a un cessate il fuoco immediato per porre termine alla sequela di orrori che si sono susseguiti dal 7 ottobre dello scorso anno ad oggi e scongiurare l’allargamento del conflitto, prospettiva che gli accadimenti recentissimi rendono purtroppo vicina e concreta”. “A un anno di distanza, grande è la vicinanza e la solidarietà della Repubblica Italiana al popolo israeliano così ignobilmente colpito”, aggiunge il Presidente: “Nel deplorare nuovamente quel brutale atto terroristico, partecipiamo con commozione al dolore delle famiglie delle vittime e rinnoviamo l’appello affinché le persone prese crudelmente in ostaggio con pratica disumana, vengano liberate e possano ricongiungersi ai loro familiari.” Mattarella ha dichiarato, inoltre, che l’Italia “sostiene convintamente” il diritto di Israele alla propria esistenza e ha espresso “preoccupazione per la condizione dei civili a Gaza.”
Israele è in guerra
La sera dell’attacco il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu dichiarò: “Israele è in guerra“. E da allora la guerra di Gaza si estesa verso molti fronti: a nord, alla frontiera con il Libano, contro Hezbollah. In Cisgiordania. E ora verso l’Iran che supporta i gruppi terroristici palestinesi. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant minaccia l’Iran annunciando attacchi simili a quelli effettuati “a Gaza e Beirut”. Il comandante della Marina dei Guardiani della Rivoluzione iraniani, Alireza Tangsiri, ha avvertito il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu di “non giocare col fuoco”, dopo che quest’ultimo ha minacciato di attaccare l’Iran in risposta al lancio di missili del primo ottobre scorso. “Abbiamo elaborato una serie di scenari per affrontare i nemici”, ha sottolineato Tangsiri.
Ancora tanti morti
Intanto ieri l’Aeronautica israeliana ha annunciato di aver ucciso il comandante dell’unità sud di Kfarkila di Hezbollah spiegando che Hader Ali Taweel era il responsabile di centinaia di lanci di razzi e missili anticarro contro il nord di Israele. E più di una ventina di persone sono morte e decine di altre sono rimaste ferite in un attacco aereo israeliano contro una moschea vicino all’ospedale Al-Aqsa, a Deir al-Balah, nella Striscia di Gaza centrale. Per l’esercito israeliano la moschea nascondeva un centro di comando di Hamas. Un altro raid di Israele su Jabaliya, dove c’è anche un campo profughi, ha provocato 17 morti, tra cui 9 bambini. Un morto e otto feriti è invece il bilancio dell’attacco terroristico alla stazione centrale degli autobus di Beersheeba, nel sud di Israele. L’attentatore, un arabo-israeliano di 29 anni, è stato ucciso. Mentre l’ambasciata italiana a Tel Aviv fa sapere che la settima vittima dell’attentato a Jaffa del 1 ottobre è un cittadino italiano.
Il ruolo degli Stati Uniti
Gli Stati Uniti hanno, da subito, condannato l’attacco del 7 ottobre scorso e hanno continuato a sostenere Israele. Il 18 ottobre 2023 il Presidente americano Biden arrivò di persona in Israele e dichiarò: “voglio dire al popolo di Israele che il loro coraggio, il loro impegno, la loro audacia sono eccezionali”, ma aggiunse: ”non fate i nostri stessi errori dopo l’11 settembre”. Il 24 novembre venne dichiarato un cessate il fuoco di sette giorni ed è l’unica tregua che la guerra ha conosciuto finora. Durante quella settimana, e grazie ad un intenso processo di mediazione internazionale, con in prima fila Stati Uniti, Egitto e Qatar, Israele ha rilasciato 240 prigionieri palestinesi in cambio di 105 civili rapiti da Hamas. Ma la guerra è proseguita con l’escalation e le tregue e il cessate il fuoco, chiesti da tutta la comunità internazionale, non hanno portato a nulla. La situazione peggiora fino al 13 aprile 2024 quando l’Iran lancia 300 droni e missili balistici verso Israele, il 99% dei quali abbattuti. E’ una rappresaglia di Teheran all’uccisione, due settimane prima, del comandante della forza di elite dei Pasdaran, al-Quds, Mohammad Reza Zahevi insieme ad altre 15 nel consolato a Damasco. Il 13 luglio Israele uccide il leader politico di Hamas, che si trovava proprio a Teheran, Ismail Haniyeh e il 27 settembre scorso è la volta del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. Pochi giorni prima decina di miliziani di Hezbollah perdono la vita e in migliaia rimangono feriti a causa dell’esplosione coordinata di cercapersone e walkie talkie. Il 30 settembre Israele annuncia “un’incursione mirata e limitata” nel sud del Libano, scatenando un’ondata di bombardamenti a sud di Beirut e il primo ottobre arriva la rappresaglia iraniana, annunciata dagli Stati Uniti; 180 missili vengono lanciati verso Israele. Oggi il timore è che l’escalation continui, si estenda a tutto il Medio Oriente e coinvolga direttamente l’Iran in uno scontro che potrebbe coinvolgere anche le grandi potenze.