Lo scorso 20 settembre 2023 è stata una data storica per lo sport italiano. Lo sport è entrato nella Costituzione. Non c’è stato clamore come vincere una competizione internazionale, ma la fine dell’iter legislativo ha un significato importante perché, d’ora in poi, è sancito nell’articolo 33 della Costituzione che “la Repubblica riconosce il valore educativo, sociale e di promozione del benessere psicofisico dell’attività sportiva in molte sue forme”. E in un Paese in cui l’attività sportiva è ancora poco praticata non è cosa da poco.
Chi pratica e chi no
Ci sarà da lavorare soprattutto in ordine all’uguaglianza della pratica sportiva e ai contesti territoriali. Secondo l’Istat nel 2021, il 16,8% degli sportivi, di tre anni e più, pratica sport meno di una volta a settimana, il 49,2% una o due volte a settimana e il 34,0% tre o più volte a settimana. È al Nord la quota più elevata di praticanti sportivi (41,5%), segue il Centro (36,7%) e per ultimo il Mezzogiorno (24%). Affiorano, infine, forti le diseguaglianze legate al titolo di studio: pratica sport il 51,2% dei laureati contro il 15,6% di chi ha la licenza di scuola media.
I traguardi da raggiungere
C’è lavoro da fare e il ministro Andrea Adobi lo riconosce promettendo impegno per “l’allargamento della base dei praticanti”. “Siamo di fronte a un passaggio storico per il sistema sportivo nazionale e per l’Italia”, e ricorda che la decisione viene “nella settimana nella quale celebriamo il 75° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione, la Settimana europea dello sport e l’approvazione al Senato del disegno di legge in materia di promozione della pratica sportiva nelle scuole e l’istituzione dei Nuovi Giochi della Gioventù.”
Sport per tutti e di tutti
Per il ministro “è un auspicio dello ‘sport per tutti e di tutti’, parte delle indispensabili ‘difese immunitarie sociali’ e importante contributo per migliorare la qualità della vita delle persone e delle comunità”.
Salute e benessere
Dunque non solo ricerca di “soddisfazioni dalle vittorie” in campo, ma equilibrio tra obiettivi da grandi professionisti e obiettivi di salute e benessere per tutta la popolazione. Principi fondamentali per poter fare dello sport una pratica collettiva, di condivisione, di attività per il beneficio fisico e psichico della popolazione “pienamente garantita”. Il ministro Abodi ha anche spiegato che “la Costituzione da oggi riconosce il valore, ma non determina un diritto, e sarà proprio una nostra responsabilità, della classe dirigente, quella politica, ma anche quella sportiva, trasformare il riconoscimento del valore in un diritto da garantire a tutti, partendo dalle persone più in difficoltà e dalle periferie urbane e sociali.” E infatti il Governo ha subito promesso che darà “concreta attuazione a questa nuova norma costituzionale”, che riguarda lo sport anche ai livelli “dilettantistici, amatoriali e di prossimità.”
Sport in Costituzione
Ora vanno messe a sistema anche le risorse e i progetti concreti. L’idea dello sport in Costituzioine nacque nel 2020, proprio durante lo stop pandemico che fermava ogni attività. Una reazione condivisa da molti che notarono come tante altre costituzioni avevano il riconoscimento che a noi italiani mancava. Anche perché i costituenti scelsero la cesura netta dal fascismo che fece dello sport un mezzo di propaganda politica. Oggi, invece, l’attività sportiva è un veicolo di fratellanza, di pace e benessere che va tutelato e allargato. Il Parlamento ha votato all’unanimità l’inserimento del nuovo comma che, di fatto, sancisce il valore dello sport come cultura di una grande nazione. Cultura che prescinde dall’età, dal genere, dal talento e anche dalle abilità. Perché l’obiettivo non è solo vincere una gara, ma accrescere la qualità della vita e far crescere, in fretta, quelle (basse) percentuali di pratica evidenziate dall’Istituto nazionale di statistica.