Anche la guerra in Ucraina, dopo la crisi climatica e la pandemia, sta evidenziando come l’approvvigionamento di materie prime, a cominciare da quelle agro-alimentari, sia uno dei problemi con i quali una economia nazionale deve fare i conti. Le riflessioni su come ottimizzare le risorse, evitando sprechi e puntando su modelli di riciclo e di economia circolare, sono sempre più centrali. Per questo da mesi La Discussione sta proponendo quante più best practice aziendali possibili, italiane ed estere,nella conviznione che la green economy sia l’unica risposta possibile alle tante emergenze.
“Ambiente e futuro”, “alimentazione & salute”, binomi sempre più inscindibili
Come spesso ci è capitato di verificare, i settori produttivi legati alla agricoltura e al food sembrano essere i più pronti a rispondere agli appelli anche della Ue. Sempre più persone e aziende sentono il bisogno di trasformare il tema ambientale in azioni concrete, per venire incontro alle esigenze dei consumatori che cercano prodotti sani e che non nuocciano all’ambiente.
Dagli scarti della birra una farina proteica che fa bene all’ambiente
La produzione di birra artigianale sembra prestarsi molto bene ai processi di circular food e di eco-sostenibilità. Al Beer & Food Attraction di Rimini è stata presentata una esclusiva farina di birra – già favorevolmente accolta dal trade e dal consumer perché buona, sana, e salutare per l’ambiente – derivante dalla trasformazione dei prodotti di risulta di distillati e fermentati grazie a un innovativo processo brevettato (HSCD – High Speed Cold Dryer). Gli scarti di produzione dei birrifici, fino ad ora trattati come rifiuti organici o destinati a mangime, vengono trasformati in una ottima farina di birra integrale e proteica, ad alto contenuto di fibre (52%), dal caratteristico sapore tostato, ideale come base per la produzione di prodotti da forno. Pasta, grissini e snack salati che se ne possono ottenere hanno un ottimo sapore e sono sani perché a basso contenuto di glutine e ad alto contenuto di fibre e proteine vegetali.
L’approccio circolare, sostenibile e di cooperazione adottato dalla Circular food che la produce con grandi e piccoli birrifici, consente di ridurre gli elevati sprechi che caratterizzano il mondo della produzione alimentare. Una idea che si basa sulla valorizzazione del territorio, in grado di creare delle vere filiere del valore. Per essere lavorata entro le 24 ore successive e garantire la freschezza e la salubrità del prodotto, la trebbia viene interamente raccolta presso i birrifici locali e i prodotti ottenuti con questa farina di risulta vengono realizzati da forni e produttori del territorio selezionati per qualità della produzione e rispetto dell’ambiente.
Una reingegnerizzazione dei processi per ridurre CO2
L’innovazione non risiede solo nell’idea di dare una seconda vita ai residui di orzo maltato che la fermentazione non ha trasformato in birra, ma anche nell’impiego di impianti tecnologicamente avanzati in grado di cambiare radicalmente il tradizionale modello produttivo riducendo i tempi di produzione ed esaltando le qualità organolettiche del prodotto, mantenendone tuttavia intatti i valori nutrizionali. Il tutto con un risparmio del 60% del fabbisogno energetico, un ridotto impatto CO2, il recupero dell’acqua estratta, l’assenza di uso di combustibili fossili. Un contributo concreto per evitare lo scempio dello spreco alimentare denunciato annualmente dalla FAO, creando alimenti da upcycling (riciclo) che puntano su una filiera controllata, su packaging ecosostenibili, su tecnologie avanzate e su prodotti indiscutibilmente salutari.