Il peso di imposte e tasse sulla crisi economica. Cartelle. Tanti morosi non riusciranno a pagare

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Calculator, money and pencil close-up on a blurred background, the concept of tax calculations and finance.

Il fisco e i comuni battono cassa con l’invio di milioni di cartelle e di accertamenti. Una tempesta di pagamenti per fine anno tra imposte e tasse. La marcia travolgente di un’inflazione a doppia cifra. Infine una crisi che fa scivolare il ceto medio verso la povertà. Sono tre eventi negativi che accadono oggi nel Paese. Una Italia che naviga a vista nel mare di una economia sempre più irrequieta e minacciosa. Il nuovo Governo e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni daranno il massimo per evitare che la nave affondi ma le scelte legislative e le riforme dovranno essere non solo giuste, razionali, equilibrate ma anche e, soprattutto, coraggiose ed immediate.

Difficoltà di famiglie e imprese

Gli studi finanziari sul fine anno segnalano che le famiglie sono alle prese con la precarietà – per tenere testa all’urto dell’inflazione dovranno erodere le ultime risorse o indebitarsi maggiormente – 8 italiani su 10 esprimono un giudizio abbastanza o molto negativo sulla situazione economica del Paese; 4 su 10 ritengono che la situazione economica della loro famiglia peggiorerà nei prossimi mesi; 1 su 4 ha difficoltà ad arrivare a fine mese o si considera povero; inoltre, quasi 6 italiani su 10 ritengono possibile che l’aumento delle disuguaglianze di reddito provocherà ondate di protesta contro i ricchi e i privilegiati.

La pressione fiscale

Il fisco chiede gli insoluti a persone che non possono pagare. La prima bordata è in atto con 13 milioni di cartelle, avvisi e intimazioni di pagamento. I morosi saranno chiamati a versare somme che non hanno a disposizione. Ma la “gelata” autunnale delle tasse cade in un momento di tensioni socio economiche che andranno ad acuirsi. Secondo il calendario dei fisco, cittadini, imprese e professionisti italiani dovranno far fronte ad una corsa di pagamenti ordinari e straordinari. Nei prossimi giorni si aggiungeranno i versamenti mensili di Iva, ritenute e contributi. Il mese in arrivo porta con sé la gestione delle scadenze “ordinarie” come il secondo acconto delle imposte dirette (compresi i contributi previdenziali), quello dei fissi da versare all’Istituto nazionale di previdenza gestione della Assicurazione generale obbligatoria lavoro autonomo pensioni (Ago), il saldo per l’imposta dovuta per il possesso di fabbricati, la cosiddetta Imu, la Tari l’acconto Iva . C’è per i contribuenti che hanno aderito alla Rottamazione ter gestire i pagamenti in corso ed arretrati
per rispettare le scadenze “extra calendario”.

Morosi e i miliardi da pagare

I bilanci dei contribuenti morosi (che non hanno rispettato date e solleciti) saranno gravati dal massiccio recapito di cartelle ed intimazioni di pagamento. La Federcontribuenti ricorda inoltre che alle 13 milioni di cartelle vanno aggiunte 2,5/3 milioni di cartelle che Agenzia delle Entrate e altri Enti affideranno ad Agenzia delle Entrate Riscossione entro il 2022. Stando ai calcoli degli analisti finanziari, circa 11 miliardi dovranno passare dalle tasche dei contribuenti alle casse dell’erario. Mentre per l’Imu è prevista una stangata da 22 miliardi.

Il Governo e la tregua fiscale

Il premier Giorgia Meloni nel discorso programmatico ha annunciato un “patto fiscale”, che poggerà su tre pilastri. Il primo prevede di ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all’insegna dell’equità.
Il secondo punto indicato dal presidente del Consiglio, sarà una tregua per consentire a cittadini e imprese in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco. Nel
terzo punto il premier ha annunciato “una serrata lotta all’evasione fiscale, a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull’Iva”.

Condono tombale e riforma Crif

Come è noto è in arrivo uno degli inverni economicamente più difficili degli ultimi 50 anni. Servono a nostro giudizio scelte rapidissime. Una tregua fiscale non basterà per chi è in difficoltà, serve un condono tombale perché altrimenti chi non potrà pagare non potrà mai rimettersi in piedi. Non possiamo permetterci di lasciare indietro alla loro sorte migliaia di imprese e milioni di cittadini. Il presidente del Consiglio sa che nel Paese ci sono anomalie tali che una persona o una impresa che rimanere impigliata in una segnalazione del Centrale rischi finanziari è tagliata fuori da tutto. Che i loro conti correnti sono chiusi che la vita finanziaria è finita, e con essa anche una esistenza sociale. Una palese sopraffazione perché il più delle volte si tratta di insoluti di modesta entità. Non certo buchi milionari ma qualche rata di mutuo saltata, di qualche bolletta non pagata. Inoltre nel magazzino fiscale dell’Agenzia ci sono 900 miliardi di tasse non pagate. Si tratta per lo più di crediti inesigibili. Di persone decedute, di aziende fallite, o di persone nullatenenti. Inutile tenere questa montagna di debiti in piedi. Serve fare chiarezza su cosa può ottenere ancora lo Stato e cosa ha perso.

Ridare fiducia è più saggio

Ci si può illudere che tra 60 giorni gli italiani pagheranno al fisco i miliardi per imposte e tasse? Che i cittadini hanno risorse finanziarie abbondanti da non temere la crisi dei prezzi, rialzi dei listini di beni primari, e l’aumento triplicato delle bollette? È fantapolitica. Se si vuole affrontare la realtà, allora si agisca di conseguenza. Dare una possibilità a chi vuole riemergere, ridare speranza a chi chiede di tornare a produrre, può essere una lezione saggia di impegno. Molti italiani meritano ancora fiducia a dispetto di qualche rata non pagata e di qualche conto finito in rosso.