La convinzione che la Green Economy sia una delle chiavi per uscire dalla crisi si sta rafforzando anche in Italia. L’ultimo rapporto GreenItaly 2020 di fondazione Symbola e Unioncamere, che analizza punti di forza e capacità di risposta alla crisi causata dalla pandemia, evidenzia una maggiore resilienza delle imprese italiane green e circolari. In prima fila le aziende vinicole.
Nel settore agricolo, secondo il primo Rapporto AGRIcoltura100 promosso da Confagricoltura, su un panel di 1.850 aziende di tutte le regioni e comparti produttivi, la sostenibilità ha aiutato le imprese a crescere, rendendole più innovative, competitive e migliorando la qualità dell’occupazione. In Italia, circa un’azienda del settore su due (48,1%) è particolarmente impegnata sul tema della sostenibilità; per una buona metà, l’attenzione alla sostenibilità esce rafforzata dalla pandemia che ha portato mutamenti nella cultura aziendale; il 38,8% delle aziende agricole ha una qualità dello sviluppo alta o medio-alta.
Le caratteristiche di una eco-cantina
Le aziende che operano nel settore vitivinicolo, forse più di altre, stanno iniziando a vedere la sostenibilità e la RSI come un investimento strategico, che contribuisce al miglioramento della reputazione e alla creazione di valore. Progettare una cantina sostenibile, però, non è compito semplice, perché significa adottare sofisticate tecniche di riduzione dei consumi e dei costi come, ad esempio, l’uso di energia geotermica per raffreddare gli ambienti, energia prodotta dalle biomasse a chilometro zero per ottenere acqua calda, collettori solari per illuminare i locali, impianti fotovoltaici per alimentare i macchinari, recupero delle acque piovane, impianti di fitodepurazione, sistemi di umidificazione con acqua in circolo a ciclo chiuso incorporato nelle pareti, impiego di bottiglie più leggere, etichette realizzate con materiali riciclato e recupero delle vinacce esauste e degli scarti liquidi della lavorazione per ricavarne biogas. Anche ottimizzare i flussi dei trasporti di vino in area Unesco riduce l’impatto del traffico e, quindi, delle emissioni in atmosfera.
La “Carbon Footprint” del vino
Preoccuparsi delle emissioni prodotte nelle fasi di produzione del vino è una altra strada verso la green economy. C’è chi ha costruito un tetto verde a copertura dell’intera cantina per garantirne l‘isolamento termico e disposto speciali collettori solari, tubi specchiati che convogliano la luce naturale all’interno, nel piazzale dove viene ulteriormente selezionata a mano l’uva appena raccolta. La CO2 prodotta dalla fermentazione viene trattenuta e sfruttata come fonte di energia per alimentare le pompe che movimentano i vini dalle botti in legno, a loro volta adagiate su un sistema che minimizza gli sforzi e tutela la sicurezza dei lavoratori. Infine, i bicchieri dell’enoteca aperta alle degustazioni sono realizzati con le bottiglie del vino.