La terribile tragedia di Ischia, la cascata di fango che ha travolto il paese di Casamicciola seminando morte e distruzione segna ancora una volta in modo drammatico come gran parte del territorio dell’Italia sia a forte rischio. Si tratta di disgrazie generate da problemi non solo geologici ma, e soprattutto, dalla mancata prevenzione. Da ritardi e sottovalutazioni di fenomeni conosciuti per la loro estrema e imponderabile pericolosità.
Ischia, cordoglio e solidarietà
Il nostro pensiero e il cordoglio vanno alle vittime innocenti, alle loro famiglie, a chi ha perso i propri beni. La solidarietà ai cittadini di Ischia a quanti in queste ore si prodigano tra mille difficoltà per salvare vite umane, mettere in sicurezza ciò che è a rischio. Una giornata drammatica costellata di immagini e notizie che non vorremmo mai vedere e leggere per le loro dolorosissime conseguenze.
La prevenzione unica arma
L’interrogativo che ci si pone dopo ogni sciagura è se distruzione e vittime potevano essere evitate. Molto è imponderabile, ma molto ancora è nelle mani dell’uomo. Per il dissesto idrogeologico certamente iniziative delle istituzioni e della politica possono fare molto nella fase di prevenzione. Ma bisogna agire. Lo ricorda il direttore dell’Osservatorio Vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Mauro di Vito. “Fenomeni franosi come quello a Casamicciola”, osserva di Vito, “sono fenomeni naturali che si possono sempre verificare in particolari territori. L’uomo può e deve però intervenire per mettere in sicurezza le zone abitate e soprattutto puntando sulla prevenzione”.
Sicurezza, il Piano accantonato
Se “prevenire” è la parola chiave per evitare lutti e disgrazie allora mi corre l’obbligo di ricordare che nel 2010, quando ero sottosegretario con la delega all’Ambiente proposi un grande piano di intervento. Era articolato in più iniziative con l’obiettivo della messa in sicurezza delle aree a rischio. I fondi c’erano, ed erano quelli messi a disposizione dell’allora ministro dell’economia Giulio Tremonti. Erano 800 milioni di euro assegnati al Ministero dell’Ambiente per prevenire il dissesto idrogeologico. Allora come sottosegretario all’Ambiente proposi una mappatura dell’intero territorio nazionale con particolare attenzione a quelle aree che destavano preoccupazioni. Il Piano prevedeva l’assunzione di 10 mila esperti, una grande task force in grado di fare analisi dettagliate di prevenzione e delle opere da realizzare sull’intero territorio nazionale. Sarebbero stati assunti ingegneri, geologici, architetti, speleologi e con loro tanti giovani da coinvolgere nei lavori. Era stato previsto un contratto annuale, con un buon stipendio più rimborsi spesa per gli spostamenti. Il Piano prevedeva un secondo passaggio con l’intervento operativo di aziende nazionali. Ditte esperte nel settore che sono una eccellenza del Paese e molto richieste all’estero.
Soldi sciupati in micro interventi
Oltre agli 800 milioni, c’erano 300 milioni dei fondi europei assegnati alle Regioni e non spesi. Altri fondi sarebbero arrivati anche da Bruxelles per le opere da realizzare. Le risorse superavano quindi il miliardo. Quando tutto poteva decollare, purtroppo i vertici del Ministero dell’Ambiente decisero diversamente. Gli 800 milioni furono distribuiti in accordo con le Regioni a pioggia per mini e micro progetti locali. Si perse una visione globale di ciò che serviva e ciò che era da realizzare. Il piano di mappatura venne accantonato. I problemi però rimasero e ne abbiano notizia dai fatti di cronaca.
Territori sempre più fragili
Oggi i problemi sono drammatici. Il recente rapporto Ispra sul Dissesto idrogeologico ci informa che il 94% dei Comuni sono a rischio frane, alluvioni ed erosione costiera. Una pericolosità aumentata in modo esponenziale. Oltre 8 milioni di persone abitano nelle aree ad alta pericolosità”.
Il premier Meloni interverrà
Si può e si deve intervenire subito. Bisogna fare in fretta ma è possibile arginare ulteriori rischi, dare sicurezza alle aree ad alta instabilità e pericolosità. Insistiamo di nuovo per una mappatura puntuale del territorio. Il Governo può e deve intervenire con una “Struttura di missione” con sede a Palazzo Chigi, struttura capace di chiamare a raccolta esperti e giovani, che sia in grado di guidare un progetto di analisi del territorio e realizzare gli interventi necessari. Il Premier Giorgia Meloni ha capacità e lungimiranza per mettere a punto interventi nuovi e risolutivi. Non farà gli stessi errori commessi nel 2010. Siamo certi che il presidente del Consiglio dedicherà un impegno particolare a questa emergenza nazionale. per togliere dal rischio milioni di persone.