Prima della pandemia, in Italia si era raggiunto un formidabile obiettivo educativo perché bambini e ragazzi risultavano tra i maggiori fruitori di musei e mostre, anche se solo 4 su dieci presentavano attività specificamente dedicate a loro. Con le restrizioni il numero delle visite hanno inevitabilmente subito un crollo, in leggera ripresa già a partire dal 2021.Secondo una indagine Istat le strutture museali, sia pubbliche che private, nel 2019, prima del virus, avevano sfiorato la cifra record di 130 milioni di ingressi.
Nel 2020, a causa delle restrizioni, i visitatori sono scesi a circa 36 milioni, risaliti sopra la soglia dei 48 milioni nell’anno successivo, man mano che si allentavano le misure per l’emergenza sanitaria, con un aumento del +35%. A testimonianza, secondo uno studio di Openpolis, elaborato in collaborazione con l’Associazione “Con i bambini”, di quanto l’epidemia abbia impattato sulla vita culturale degli italiani, in particolar modo su quella dei minori, i primi ad abbandonare i luoghi della cultura, ma anche quelli che avevano dimostrato fino ad allora un maggiore interesse, anche grazie alle scuole.
I bambini e i ragazzi i maggiori frequentatori dei musei
Dallo studio, infatti, si apprende che nel 2019 oltre la metà dei ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 17 anni aveva dichiarato di aver visitato luoghi culturali. In particolare, Tra quelli compresi tra i 6 e i 10 anni la quota raggiungeva il 46,8%, mentre tra quelli dagli 11 e ai 14 anni la quota era addirittura del 54%,molto più della media del totale della popolazione (31,8%) e facendo dei minori la fascia demografica che di gran lunga visitava di più musei, monumenti, mostre e aree archeologiche. Ciononostante, l’offerta a loro dedicata lascia di molto a desiderare, concorrendo a una certa povertà educativa nel nostro Paese.
I più virtuosi, Trentino, Lombardia, Emilia Romagna, Umbria e Toscana
Nel sito di Openpolis si legge che in media circa 4 musei su 10 sono a loro dedicati. Nel 2021 il 41,1% delle strutture ha proposto laboratori didattici rivolti a bambini, ragazzi e scolaresche e il 41,4%si sono rivolti ai più piccoli. I più virtuosi si trovano per lo più al Centro-Nord d’Italia. Nella provincia autonoma di Trento e in Lombardia oltre la metà dei musei ha svolto laboratori e dispone di percorsi per la fruizione dei minori (rispettivamente il 58,5% e 50,7%). Le altre Regioni con più musei adeguati alle esigenze educative dei minori sono Emilia Romagna, Umbria e Toscana, dove oltre il 45% delle strutture ha laboratori e percorsi didattici specifici. Percentuali da cui sono molto lontani altri territori, nel Mezzogiorno e non solo.
Passando in Sicilia la media dei musei dedicati ai bambini scende a 1 su 5. È la Regione in cui meno strutture dichiarano l’offerta di laboratori (21,8%) e percorsi didattici (23,2%). Ma anche in Campania i laboratori sono presenti in meno di un terzo dei musei (31,7%), così come in Basilicata (31,0%) e Molise (29,4%). Deficitarie, però, anche la provincia autonoma di Bolzano (28,7%) e la Valle d’Aosta (28,3%). Occorre anche notare che man mano che ci si allontana dai centri principali l’offerta didattica rivolta a bambini, ragazzi e scuole diminuisce drasticamente.